VALUTARE LA RISPOSTA AI FARMACI PER OTTIMIZZARE FREQUENZA E DOSAGGIO DELLA CURA NELLE MALATTIE AUTOIMMUNI E IN ONCOEMATOLOGIA
Stiamo andando sempre più verso una medicina cosiddetta di precisione. Con terapie mirate quindi, sempre più personalizzate sulle caratteristiche biologiche di ogni paziente. Questo nuovo paradigma di cura ha oggi un alleato in più. Si tratta del monitoraggio immunologico con citometria a flusso, uno strumento che fornisce informazioni preziose ai clinici sull’andamento della patologia e sulla risposta al trattamento nelle aree dell’oncoematologia, reumatologia, neurologia e nefrologia, per ottimizzare la frequenza di somministrazione e la dose di un farmaco. Il monitoraggio immunologico consente infatti di identificare prontamente i soggetti refrattari a specifiche terapie o che per varie ragioni biologiche presentano fenomeni di resistenza al trattamento. Per conoscere meglio questa nuova metodica abbiamo incontrato: Bruno Brando Direttore Immunoematologia e Centro Trasfusionale, Ospedale Ovest Milanese, Legnano MI Martino Introna Responsabile Center of Cellular Therapy "G. Lanzani", ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo Marco Capobianco Direttore Facente Funzione, Struttura Complessa di Neurologia, San Luigi di Orbassano TO Fra le domande: Che cosa è il monitoraggio immunologico. Quale è il ruolo della valutazione dell’assetto immunologico nel contesto di una nuova medicina di precisione e cosa si intende per tipizzazione immunitaria con citometria a flusso? Avete recentemente pubblicato un documento di consensus dal titolo “Applicazione del monitoraggio immunologico. Focus sulle patologie autoimmuni e prospettive di sviluppo” quali sono le principali evidenze del documento e appunto le prospettive di sviluppo? Quando e perché ha senso la valutazione dell’assetto immunologico e quali i principali potenziali vantaggi di questa tecnica nella pratica clinica? Quali sono le principali correlazioni tra la valutazione dell’assetto immunologico e le terapie cellulari? Quale è lo stato dell’arte dell’utilizzo dell’assetto immunologico e quale dovrebbe essere secondo lei il modello da portare nella pratica clinica per una maggior sinergia clinica/laboratorio Quali sono i potenziali vantaggi dell’assetto immunologico in ambito neurologico?