Nel rapporto con il cibo si può essere "insaziabili", "compulsivi" o "emozionali" e in base a queste caratteristiche si può impostare un percorso alimentare che aiuti a perdere peso e ad avere un corretto rapporto con il cibo
Il rapporto con il cibo per molte persone può essere complesso, portando a problemi sia fisici - legati al sovrappeso, al diabete di tipo 1, all'ipercolesterolemia... - sia psicologici (anoressia, bulimia solo per citare i disturbi più comuni...). E da recenti studi condotti dai ricercatori delle Università di Oxford e Cambridge è emerso che fondamentalmente l'approccio che abbiamo con il cibo ci divide in tre grandi categorie: "insaziabili" cioè tutti coloro che pur mangiando grandi quantità di cibo non si sentono mai sazi e soddisfatti, i "compulsivi" cioè quelle persone che hanno il pensiero rivolto al cibo anche lontano dal momento in cui si mangia, e gli "emotivi" cioè tutti coloro che tendono a compensare disagi psicologici e momenti no della giornata con spuntini vari (tipico l'esempio dell'11 Settembre in cui furono consumate montagne di merendine e biscotti davanti alle tragiche immagini delle Torri Gemelle). Sulla base di queste suddivisioni si potrà impostare una dieta personalizzata che tenga conto della reazione ormonale a livello intestinale dopo l'assunzione di cibo (per indurre il senso di sazietà in chi non lo sente ad esempio e quindi ridurre il bisogno di mangiare) o del profilo genetico o del momento psicologico che attraversa una persona per aiutarla a gestire correttamente l'ansia per evitare il meccanismo compensatorio del cibo.