Novità per la Malattia di Alzheimer
un test per predirne lo sviluppo e una proteina per rallentarne la progressione
Vai all'Intervista con il Prof. Marra sulla Malattia di Alzheimer
Sappiamo bene come una diagnosi precoce nel caso della Malattia di Alzheimer possa essere importante per intervenire con cure tempestive che rallentino il progredire della malattia e al di là dei primi segni che un paziente o un familiare può cogliere - che sono però in fase di malattia conclamata sia pure in fase iniziale - è ora stato presentato uno studio della Georgetown University che presenta un test sul sangue in grado di predire con due/tre anni d'anticipo l'insorgenza di una forma di demenza con una attendibilità di oltre il 90%. L'analisi si basa sull'individuazione di un certo numero di lipidi che sono solitamente marcatori di un declino cognitivo. L'individuazione di questi marcatori permetterebbe di iniziare terapie anche prima dell'insorgenza di segni clinici di demenza.
E altre novità arrivano dal fronte delle terapie dopo uno studio dell'Università di Barcellona in cui si è testata l'utilità di una proteina, la reelina, nell'arrestare il declino cognitivo nei malati di Alzheimer. La reelina comunemente è coinvolta nella plasticità cerebrale e per questo i ricercatori hanno pensato di somministrarla ai topi con demenza ottenendo non solo la regressione di alcuni segni di demenza ma anche di ostacolare i depositi di beta-amiloide nelle cellule cerebrali, sostanza ritenuta fortemente coinvolta nello sviluppo della malattia di Alzheimer.
E altre novità arrivano dal fronte delle terapie dopo uno studio dell'Università di Barcellona in cui si è testata l'utilità di una proteina, la reelina, nell'arrestare il declino cognitivo nei malati di Alzheimer. La reelina comunemente è coinvolta nella plasticità cerebrale e per questo i ricercatori hanno pensato di somministrarla ai topi con demenza ottenendo non solo la regressione di alcuni segni di demenza ma anche di ostacolare i depositi di beta-amiloide nelle cellule cerebrali, sostanza ritenuta fortemente coinvolta nello sviluppo della malattia di Alzheimer.