Oncologia Geriatrica
Come gestire i tumori negli anziani tenendo conto delle condizioni generali fisiche e mentali - Quando chirurgia e terapie e quando solo la sorveglianza attiva e terapie conservative per la qualità di vita
Prof. Guido Francini - Prof. Umberto Tirelli
La diagnosi di tumore oggi prevede la possibilità di terapie a bersaglio molecolare, di farmaci biologici combinati con la chemioterepia, di chirurgia robotica mininvasiva anche in fase avanzata di malattia, approcci quindi innovativi e personalizzati in grado in sempre maggior numero di casi di guarire definitivamente o comunque di rendere la malattia gestibile nel tempo. Ma tutto questo vale anche quando ad ammalarsi di tumore è una persona anziana? O si devono seguire strategie diverse che tengano conto anche delle sue comorbidità (diabete, ipertensione, problematiche cardiovascolari solo per citare le più comuni) che talvolta vengono scompensate dalle terapie oncologiche? Lo abbiamo chiesto al Prof. Guido Francini, Direttore dell'Unità di Oncologia Medica al Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena e al Prof. Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica all'Istituto Nazionale dei Tumori Aviano nell'ambito del Convegno di Oncologia Geriatrica tenutosi a Roma proprio per fare il punto su quale sia l'approccio migliore in un paziente oltre i 65 anni colpito da una neoplasia. Il punto fondamentale è chiaramente valutare le condizioni generale del paziente - fisiche e psichiche perchè nell'anziano sono presenti spesso anche deficit cognitivi o demenza che chiaramente ostacolano la cosiddetta compliance, cioè la partecipazione convinta alle terapie - stimare le sue aspettative di vita (ci sono persone di oltre 75, 80 anni in buona salute per le quali sarà opportuno mettere in atto tutte le strategie "classiche", dalla chirurgia alla radioterapia alle chemioterapie o farmaci biologici per assicurargli le migliori opportunità di guarigione) e soprattutto le condizioni di vita sociali, familiari, perchè è evidente che cure aggressive ad un paziente che ad esempio vive solo necessitano di un' adeguata riorganizzazione familiare prima di poterle avviare. Senza dimenticare che in alcune forme di tumore - come ad esempio alcuni tumori della prostata negli anziani - la sorveglianza attiva - quindi monitoraggio nel tempo senza effettuare terapie - talvolta è la scelta conservativa migliore perchè in ogni caso quello che va preservata il più possibile è la qualità di vita, in qualunque fase di malattia ci si trovi, cercando di guarire laddove possibile, di intervenire senza creare ulteriori danni (pensiamo solo alla cardiotossicità di alcune chemio o agli effetti collaterali dannosi a livello renale dei farmaci biologici e all'effetto su un paziente già fragile) e di contrastare il dolore in ogni condizione - pensiamo alla radioterapia palliativa in caso di metastasi ossee - per far sì che chiunque, anche colpito da tumore in tarda età, possa comunque avere un percorso personalizzato non solo in base al profilo molecolare del tumore ma anche del suo vissuto, delle condizioni psicofisiche e dello stato d'animo in cui si trova, perchè spesso la terza età per ragioni varie può portare ad una forma più o meno lieve di depressione che rende difficile affrontare cure oncologiche a volte obiettivamente gravose.
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