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Protesi Inverse della Spalla
In caso di degenerazione della cartilagine dovuta all'artrosi che richieda una protesi
se la cuffia dei rotatori è danneggiata​ la protesi inversa migliora la mobilità utilizzando i muscoli invece dei tendini
​Prof. Francesco Franceschi, Policlinico Universitario Campus Biomedico, Roma


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Una spalla con una artrosi importante che abbia danneggiato la cartilagine irreparabilmente può richiedere una protesi e fino ad oggi la chirurgia prevedeva una protesi anatomica, che rispettasse quindi la biomeccanica della spalla, ma non sempre con questa modalità si riesce a recuperare una funzionalità completa, soprattutto in caso l'artrosi sia una conseguenza di un danno alla cuffia dei rotatori, il gruppo di quattro tendini che ricoprono l'omero. Ecco allora che una nuova tecnica, la protesi inversa può essere una soluzione che riduce il dolore e consente un ampio margine di movimenti. Ci spiega questa tecnica il Prof. Francesco Franceschi, Specialista in Ortopedia e Traumatologia al Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma  che ci spiega come, in una lesione importante della cuffia dei rotatori, l'omero viene trascinato verso l'alto con conseguente consumo della cartilagine e attrito che comporta dolore e degenerazione artrosica. Laddove una terapia conservativa non sia più applicabile il ricorso alla protesi inversa(che inverte l'anatomia della spalla) consente di evitare di sostituire  i tendini della cuffia utilizzando il deltoide per i movimenti. Una protesi quindi in cui la parte omerale e la parte della scapola sono invertite (la scapola diventa sferica come prima l'omero e l'omero diventa concavo come prima era la scapola) e che consente di bypassare l'uso dei tendini sostituendoli con i muscoli non danneggiati.  Il tipo di tecnica è talmente sofisticato che permette un planning preoperatorio con un modello tridimensionale sulla base delle proiezioni della Tac che fornisce al chirurgo le informazioni su che tipo di risultato si potrà ottenere. La fase postoperatoria è relativamente breve  e dopo un breve periodo in cui viene applicato un tutore (circa una settimana) si può avviare una mobilizzazione totale grazie al fatto per compiere qualsiasi gesto verranno utilizzati i muscoli e non più i tendini danneggiati.

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