Legame fra Difunzione Erettile e Rischio Cardiovascolare La disfunzione erettile può avere un'origine vascolare e quindi va considerato un fattore di rischio Accertamenti per valutare lo stato delle grandi arterie (coronarie, carotidi, femorali) Interventi farmacologici o chirurgici (stent) in caso di stenosi Vincere il tabù maschile di parlare dei disturbi della sfera sessuale per prevenire patologie cardiovascolari Prof. Piero Montorsi, Centro Cardiologico Monzino, Milano
Si parla spesso di rischio cardiovascolare aumentato in persone che abbiamo una familiarità, che fumino, che siano in sovrappeso o abbiano il diabete e/o ipertensione, ma un dato nuovo che emerge da studi recenti è l'inclusione fra i fattori di rischio cardiovascolari della disfunzione erettile, legame che nasce dal fatto che molto spesso un disturbo erettile ha un'origine vascolare - quindi nel non corretto afflusso sanguigno al pene dalle arterie addominali. Per conoscere meglio il legame fra disfunzione erettile e rischio cardiovascolare, sapere quali accertamenti sia necessario compiere e come si possa intervenire in caso vi sia un problema a livello delle grandi arterie abbiamo intervistato il Prof. Piero Montorsi, Direttore della Seconda Unità di Cardiologia Invasiva del Centro Cardiologico Monzino di Milano e Professore Associato di Malattie Cardiovascolari all'Università di Milano che ci ha spiegato quanto sia importante far sì che via sia un'informazione capillare sul legame fra disfunzione erettile e rischio cardiovascolare, che i pazienti che ne soffrono lo riferirscano al proprio medico (vincendo quel tabù ancora tanto radicato per cui gli uomini non parlano volentieri dei disturbi della sfera sessuale) e che il medico a sua volta prenda l'abitudine di chiedere al paziente se ha disturbi della sfera sessuale. Talvolta il disturbo viene attribuito ad una ipertrofia prostatica benigna, talvolta ad un problema psicologico, ma è comunque bene effettuare alcuni semplici accertamenti, come un eco doppler dei vasi epiaortici o una prova da sforzo per valutare eventuali problemi a livello delle coronarie. Il passo successivo sarà una modifica dello stile di vita qualora vi siano dei fattori di rischio modificabili (alimentazione, attività fisica, obesità, fumo...) un percorso farmacologico o un intervento chirurgico per l'introduzione di uno stent qualora vi sia una stenosi coronarica, carotidea o femorale. Un percorso preventivo simile consentirebbe di evitare molti eventi cardiovascolari acuti come l'infarto del miocardio che nella gran parte dei casi è il primo segnale manifesto di una coronaropatia fino a quel momento silente (ma che da uno studio condotto proprio dal Prof. Montorsi risulta preceduto fino a 18 mesi da una disfunzione erettile, che diventa quindi un primo importantissimo campanello d'allarme da conoscere e approfondire).
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