'Io e la mia storia'
Il progetto AIL di dar voce ai pazienti per raccontare la vita con malattia - L'importanza di raccontarsi per condividere le emozioni e per scoprire il valore terapeutico dell'espressione di sè
Prof. Franco Mandelli, Prof.ssa Silvye Menard
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Quando una diagnosi di malattia apre uno squarcio improvviso ed imprevisto nella nostra quotidianità ci troviamo assaliti da mille domande, mille paure, mille dubbi. Che riguardano la prognosi, la guarigione, gli effetti delle terapie, ma anche la nostra vita, i nostri affetti, le prospettive e i valori. E se i medici sono in grado di rispondere al bisogno di informazioni diciamo così tecniche su ciò che sarà il percorso di diagnosi e terapia spesso viene a mancare il tempo per approfondire tutti quei bisogni inespressi di dar voce al proprio stato d'animo e a come la malattia stia cambiando la nostra percezione di noi stessi e del mondo, di ciò che sentiamo. Ma dal momento che vi sono ormai molti studi a conforto del fatto che narrare di sè nel percorso di malattia possa essere considerato parte della terapia, all'AIL hanno lanciato il progetto "Io e la mia storia" in cui i pazienti potevano raccontare la loro storia con qualunque modalità artistica preferissero, racconto, fotografia, disegno... e la partecipazione è stata spontanea ed entusiastica fino a portare alla pubblicazione di un libro "Io e la mia storia" appunto, curata dai giovani autori della Scuola Holden di Torino fondata da Alessandro Baricco. E di questa iniziativa , e dell'importanza di poter raccontare le proprie emozioni, anche per comprenderle meglio ed elaborarle, parliamo con il Prof. Franco Mandelli, presidente AIL e Professore Emerito di Ematologia a La Sapienza Università di Roma e con la Prof.ssa Sylvie Menard, Ricercatrice all'Istituto dei Tumori di Milano che dopo essersi ammalata di mieloma ha deciso di scrivere un libro e ci racconterà come questa esperienza l'abbia aiutata a vincere le sue paure e a riscoprire la bellezza della vita.
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