Reflusso Vescico-Ureterale nell'Età Pediatrica
Una patologia estremamente diffusa (che spesso regredisce
con la crescita) ma che può lasciare danni
se non diagnosticata precocemente - Le Infezioni Urinarie
ricorrenti primo segnale d'allarme - Quali Accertamenti per stabilire la severità del reflusso - Tecnica Chirurgica Endoscopica per la soluzione definitiva
Prof. Nicola Capozza, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma
Una patologia poco conosciuta, spesso diagnosticata in
ritardo, ma che interessa fino al 3-5% dei bambini, e che nelle forme lievi
spesso non lascia traccia di sé essendo ad andamento regressivo, quindi a
scomparire con la crescita, ma che se trascurata, soprattutto in caso di
infezioni urinarie ricorrenti, può portare a danni dell’apparato urinario. Come
diagnosticarla quindi, e come trattarla? Lo abbiamo chiesto al Prof. Nicola
Capozza, Responsabile dell’Unità di Urologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino
Gesù di Roma che ci ha spiegato che il reflusso vescico-uretrale comporta una
risalita dell’urina nell’uretere e a volte fino al rene - tant’è che la definizione corretta dovrebbe
essere reflusso vescico-renale - con
rischio di infezione chiaramente maggiore. La patologia è congenita, spesso con
andamento familiare - tant’è che se un
bambino ne è affetto i fratellini o le sorelline potrebbero anche loro avere un
reflusso – e come dicevamo nelle forme più lievi tende a scomparire col tempo (ed
ecco il motivo della mancata diagnosi nel corso dell’età pediatrica) ma
talvolta nel corso del tempo si accertano dei danni dovuti ad un reflusso non
trattato. I campanelli d’allarme che un genitore può cogliere sono
fondamentalmente due: il primo non è un vero e proprio sintomo ma è una
valutazione prenatale di una dilatazione delle vie urinarie, condizione che può
favorire il reflusso e che andrà indagata dopo la nascita. Il secondo sono le
infezioni delle vie urinarie nel bambino che se importanti, ricorrenti e
febbrili (non le cistiti che sono a carico delle basse vie urinarie) devono
spingere a fare degli accertamenti mirati per individuare un eventuale
reflusso. E gli accertamenti principe (oltre ad una analisi delle urine per
valutare il tipo di infezione) sono una ecografia e una cistografia con mezzo
di contrasto, esame che oggi può essere fatto in modo meno invasivo con una metodica
che non prevede l’uso del catetere o che non utilizza mezzo di contrasto con
alte dosi di radiazioni (e di ultima
generazione è una cistografia ecografica che consente una tecnica totalmente
non invasiva) e quindi risultare meno fastidioso e dannoso. Passando alle fase
terapeutica le forme più lievi possono essere seguite nel tempo effettuando una
profilassi antibiotica a lungo termine (continua o a cicli) mentre nei casi più
severi in cui le infezioni rischino di compromettere i reni nel tempo è a
disposizione oggi una tecnica endoscopica mininvasiva che permette di risolvere
definitivamente il problema e il Dott. Capozza ci mostra alcune fasi dell’intervento
per capire meglio come va ad agire con l’introduzione di un cuscinetto di gel
che impedisce la risalita di urina nell’uretere e nel rene.
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