Sclerosi Multipla
Come arrivare ad una diagnosi precoce - I Farmaci Immunomodulanti di ultima generazione - Il ruolo dell'alimentazione e delle terapie di supporto - Il futuro nei farmaci neuroprotettivi
Prof. Renato Mantegazza, Istituto Neurologico Carlo Besta, Milano
La Sclerosi Multipla è una malattia di origine autoimmune, con però molte variabili legate anche all'ambiente e periodi - soprattutto nella fase iniziale - di remissione che rendono spesso difficile arrivare precocemente ad una diagnosi, cosa invece estremamente importante per impostare la corretta terapia che oggi ha molti farmaci innovativi a disposizione, dai farmaci immunomodulanti classici come gli anticorpi monoclonali fino a quelli di ultimissima generazione che riescono a spegnere la risposta immunitaria, che soprattutto nelle fasi acute mette a rischio di un peggioramento il paziente. E per parlare di Sclerosi Multipla e di quale sia il percorso più corretto per una gestione ottimale della malattia abbiamo incontrato il Prof. Renato Mantegazza, Direttore dell'Unità di Neuroimmunologia e Malattie Neuromuscolari dell'istituto Neurologico Carlo Besta di Milano che ci ha parlato dell'importanza che oggi riveste la risonanza magnetica in quanto con un attento monitoraggio sia dell'encefalo che del midollo spinale può individuare lesioni fondamentali per inquadrare la malattia. E se alcuni aspetti della sclerosi multipla a livello immunologico vanno ancora scoperti in tutta la loro complessità - ma è ormai evidente l'interazione fra il sistema immunitario adattativo che risponde alla logica dell'autoimmunità e quello innato che risponde alla presenza di microorganismi - sicuramente un punto fermo restano le terapie oggi a disposizione dei pazienti, tese innanzitutto a bloccare le reazioni acute, affiancati dalle terapie immunomodulanti che vanno dagli immunosoppressori classici fino all'interferone e ai farmaci biologici di ultima generazione. E negli ultimi due anni sono stati introdotti anche 2 nuovi farmaci, sempre immunomodulanti ma molto più selettivi, che rendono il trattamento ancora più mirato soprattutto nel prevenire gli episodi di attacchi autoimmunitari. A fianco ai farmaci è però sempre bene affiancare quelle terapie di supporto - l'alimentazione ad esempio, che tenga conto del ruolo del microbioma nella risposta immunitaria, nella plasticità neuronale e nella risposta ai farmaci. E la sfida del futuro sarà trovare dei farmaci che oltre ad essere immunomodulanti siano anche neuroprotettori per evitare così la neurodegenerazione e quindi la distruzione del tessuto e la conseguente disabilità e il Professore ci ha spiegato che le linee di ricerca internazionali si stanno muovendo proprio in quest'ottica.
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