Sindrome di Hikikomori e isolamento sociale degli adolescenti Quali sono i tratti caratteriali più a rischio Quali i primi campanelli d'allarme da intercettare prima che l'isolamento diventi patologico Gli interventi per superare una patologia in forte aumento Prof. Paolo Curatolo, Policlinico Tor Vergata di Roma
Sentiamo sempre più spesso parlare di adolescenti che passano giornate intere chiusi nelle loro camere a giocare con videogiochi o a navigare in internet, che si rifiutano di andare a scuola e di relazionarsi con genitori ed amici, e che hanno sempre più difficoltà ad abbandonare il loro mondo virtuale, a volte anche semplicemente per sedersi a tavola con la famiglia. In Giappone è stata chiamata Sindrome di Hikikomori, e negli ultimi tempi il fenomeno sta crescendo in modo preoccupante anche in Italia, ed è importante non relegarlo all'ambito della relazione sempre più stretta fra ragazzi e tecnologia perchè in realtà nasconde un disagio più profondo che va intercettato prima che si manifesti con sintomi francamente patologici come nel caso dei ragazzi che appunto abbandonano la scuola e non escono dalla loro camera per giorni e giorni. Per conoscere meglio questo fenomeno abbiamo incontrato il Prof. Paolo Curatolo, Direttore dell'Unità di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Universitario Tor Vergata di Roma che ci ha spiegato come il problema non si manifesti improvvisamente da un giorno all'altro, ma sia preceduto, anche di anni, da atteggiamenti di isolamento, di chiusura, di disagio nel rapporto con gli altri. Si parla solitamente di bambini e ragazzi molto intelligenti, cresciuti in un ambiente familiare che si aspetta molto da loro anche in termini di risultati scolastici, timidi, in difficoltà nel far parte di un gruppo come può essere una squadra sportiva o dei compagni di classe. Rifugiarsi in un mondo virtuale e manifestare atteggiamenti aggressivi quando i genitori tentano di farli uscire dalla loro stanza, di coinvolgerli in attività familiari o di incoraggiarli ad andare a seguire le lezioni sono campanelli d'allarme che non vanno sottovalutati, perchè se il disturbo viene intercettato precocemente si possono mettere in atto delle strategie di "recupero" di una socialità normale, incoraggiando il ragazzo a fare piccole uscite, magari portando fuori il cane, o coinvolgendolo in videogiochi che prevedano un'attività esterna. Assecondare l'isolamento al contrario può essere rischioso perchè instaura un circolo vizioso che porta il ragazzo ad isolarsi sempre di più con la conseguente difficoltà di recupero e la necessità di una medicalizzazione successiva.
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