Superare la fase acuta del cancro
è equiparabile al Disturbo Post Traumatico da Stress
depressione, attacchi di panico e ansia possono presentarsi
proprio quando si è guariti
La fase peggiore è alle spalle, le chemioterapie sono finite, i capelli stanno ricrescendo e i controlli confermano che la malattia è superata. Potrebbe essere il momento più bello, quello in cui si torna al lavoro, alle gioie in famiglia, a recuperare quella normalità che la chirurgia prima e le terapie poi hanno reso impossibile per qualche mese. E invece paradossalmente è proprio in quel momento che le forze, fisiche e mentali, abbandonano e anche chi ha combattuto con grinta e coraggio il cancro si sente prendere dal panico, dall'ansia per il futuro e inizia a manifestare i sintomi della depressione. I medici ben conoscono questa fase di rebound e spiegano che il fenomeno è paragonabile a quello che provano le persone che soffrono di Disturbo Post Traumatico da Stress, del resto affrontare una diagnosi di malattia grave, come appunto un tumore, con tutto ciò che comporta può sicuramente essere definito uno fra gli stress più elevati, insieme all'elaborazione di un lutto o ad altri eventi fortemente drammatici come un attentato, una guerra o un incidente grave. Gli attacchi di panico possono essere scatenati ad esempio dal tornare in ospedale anche solo per dei controlli, soprattutto se è lo stesso ospedale dove si è affrontato l'iter terapeutico, l'ansia generalizzata nei confronti della malattia si manifesta anche con incubi notturni che ripercorrono le tappe delle terapie, e attacchi di rabbia e nervosismo sono anch'essi sintomo di un profondo disagio psicologico. Quando i disturbi persistono per più di un mese e impediscono il ritorno ad una vita lavorativa e sociale si può realmente parlare di PTSD, disturbo post traumatico da stress appunto. Un dato è estremamente interessante, e cioè che un disturbo persistente di ansia e attacchi di panico riguarda il 3/4% dei pazienti che avevano dovuto curare un tumore allo stadio iniziale, quindi con chirurgia e terapie meno invasive, mentre riguarda fino al 35% di coloro che hanno affrontato una malattia allo stadio avanzato. Fondamentale per evitare di andare incontro a problemi così importanti è intraprendere un percorso di supporto psicologico fin dall'esordio della malattia e durante tutte le fasi di cura soprattutto per le persone che nel corso della vita abbiano avuto altre fonti di stress importanti, o che abbiano subito un trauma. Parlare a lungo con i propri medici, esprimere dubbi e paure, è di grande aiuto, mentre coloro che tentano di affrontare il percorso di guarigione da soli trattenendo le emozioni sono più a rischio di "esplodere" successivamente. La presenza dello psiconcologo è quindi fondamentale per affrontare correttamente ogni tappa della malattia, anche se purtroppo questa figura professionale è ancora lontana dall'essere routine nei reparti di oncologia italiani, mentre un supporto che possa essere di tipo cognitivo-comportamentale, o di analisi di gruppo o di sostegno farmacologico se la situazione lo richiede potrebbe evitare che alcuni primi segnali di stress si trasformino - proprio perchè non identificati e curati - in una sindrome vera e propria con tutta la sofferenza che si aggiunge a quella già provata nell'affrontare un tumore.