'La Cura oltre la Cura' in Oncologia
Il tumore non è solo un evento biologico ma anche emotivo e sociale e come tale va affrontato per prendersi cura della persona e non solo curare l'organo - L'esperienza del gruppo di ascolto per raccontare se stessi e combattere lo stress negativo
Dott.ssa Maria Rita Noviello, Ospedale G. B. Grassi, Lido di Ostia
La diagnosi di tumore cambia radicalmente la vita di chi la riceve, come pure della sua famiglia, perchè il cancro non può essere considerato solo un evento biologico, ma anche emotivo, affettivo, familiare e sociale, e come tale va gestito. Non si può curare con i farmaci l'organo malato dimenticando o trascurando la sofferenza della persona, che è parte stessa della malattia. Nietzsche diceva che "il paziente soffre più dei suoi pensieri che della sua malattia" e di quei pensieri fatti di paura, dubbi, incertezze per il futuro la medicina purtroppo si occupa troppo poco, tutta concentrata sul concetto di "aggiustare" il corpo e sempre meno attenta all'ascolto inteso come "sentire con attenzione" i bisogni di chi soffre. Per palare di tutto questo abbiamo incontrato la Dott.ssa Maria Rita Noviello, Oncologa e Psicoterapeuta dell'Ospedale G.B. Grassi di Ostia che da anni ha dato vita, all'interno del Day Hospital di Oncologia, al progetto "La Cura oltre la Cura", un gruppo di sostegno e ascolto in cui i pazienti e i loro familiari possono confrontarsi, raccontare la loro esperienza ed imparare a gestire il distress (lo stress negativo che sappiamo essere correlato ad un aumento di infiammazione cellulare cronico a sua volta legato allo sviluppo di malattia). La creatività per incanalare la sofferenza e la rabbia, il racconto di malattia per condividere le esperienze e non sentirsi soli, la meditazione per ascoltare i propri pensieri più profondi (e da recenti studi effettuati è emerso che la meditazione è in grado di aumentare la risposta immunitaria dell'organismo) sono tutti strumenti che possono e devono affiancare le terapie fisiche per combattere la paura e contenere la rabbia. Perchè l'obiettivo finale di ogni medico è non solo la guarigione ma la qualità di vita di un paziente e un sostegno psicologico è fondamentale per curare al meglio chi si ammala (del resto, ci ricorda la Dottoressa, l'origine della parola cura è Cor Urat, scaldare il cuore, quindi prendersi cura anche del disagio emotivo di chi affronta una malattia). E la Dott.ssa Noviello ci fa conoscere anche tre delle sue pazienti che partecipano al cosiddetto Gruppo delle Donne, pazienti che hanno avuto un tumore al seno - simbolo di vita e di femminilità che quando viene diagnosticato mette in discussione non solo il proprio ruolo nella società come individuo (soprattutto in una società che ci vuole tutti eternamente giovani e sani) ma anche come donna e che quindi richiede uno sforzo in più per ricostruirsi e per trovare nuovi stimoli e nuovi equilibri in grado di sostenere nel difficile percorso di diagnosi e di terapia e anche oltre, perchè come sentiremo ci sono donne che partecipano al gruppo anche dopo essere guarite proprio per sostenere le nuove arrivate e dar loro un messaggio di speranza. Davvero un esempio straordinario questa enclave di solidarietà e di cura oltre la cura tradizionalmente intesa che restituisce al malato un ruolo e lo considera come persona al di là della sua malattia perchè come ha detto recentemente Emma Bonino "io non sono il mio tumore" e nessun malato lo è, è e resta una persona, con i suoi bisogni, le sue fragilità e le sue risorse e come tale va considerato e accolto.
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e le testimonianze di Fernanda, Noemi e Caterina Cliccare su 1080p per vedere il Video in Alta Definizione
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