Terapie Integrate (Alimentazione, attività fisica, integratori...) sono riuscite a ridurre la perdita di memoria nelle fasi precoci di Alzheimer - L'importanza di iniziare fin dai 50 anni a fare prevenzione con stili di vita "protettiva" ed intervenire precocemente in caso di malattia non solo con i farmaci sintomatici
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Il campione su cui è stata condotta la ricerca è davvero esiguo - solo 10 persone - e quindi il risultato non sarebbe stato neanche considerato valido per una pubblicazione, ma i risultati ottenuti dal Centro Studi sulla Malattia di Alzheimer dell'Università della California e Los Angeles sono stati così incoraggianti che l'esperimento è stato pubblicato sull'Aging Journal e verrà ripetuto a breve su un campione più vasto. Stiamo parlando del recupero della memoria in pazienti con Alzheimer, risultato ottenuto per la prima volta, e non attraverso farmaci che sappiamo purtroppo sono solo in grado di rallentare l'evoluzione della malattia e sui sintomi come depressione o aggressività ma attraverso quelle terapie integrate che possono fare una grande differenza soprattutto se la diagnosi avviene in una fase precoce quando c'è ancora margine per un parziale recupero. E allora vediamo quali sono state le terapie integrate proposte: una costante attività fisica che mantenga l'anziano in una buona forma fisica (e che se svolta come attività di gruppo può favorire anche la socialità ed evitare la solitudine e la chiusura in se stessi che spesso accompagnano le prime fasi di manifestazione della malattia ) yoga come tecnica di rilassamento e di recupero di una respirazione corretta, una alimentazione che preveda l'esclusione di alcuni alimenti e l'introduzione di altri, l'integrazione con vitamine mirate ad un riequilibrio biochimico, un recupero del ritmo sonno veglia con la somministrazione di melatonina dal momento che si sa che un riposo notturno costante e profondo aiuta a preservare le funzioni cognitive. Dopo sei mesi di queste terapie tutti i dieci anziani mostravano un recupero delle loro attività e una minore perdita di memoria, con evidente miglioramento della loro qualità di vita. per la prima volta è stato chiaro quindi che agendo su più fronti si può, nelle prime fasi di malattia, recuperare almeno in parte alcune delle funzioni cognitive perse, cosa fino ad ora ritenuta impossibile. E se le stesse regole venissero applicate ancora prima di sviluppare una demenza, fin dai 50 anni consigliano gli esperti, si potrebbero prevenire non solo malattie oncologiche o cardiovascolari come già si sa, ma anche neurodegenerative come appunto l'Alzheimer, o quanto meno ritardarne l'insorgenza.