Il Primo Test per l'Alzheimer
Quando i primi segni di demenza si manifestano il pensiero corre subito all'Alzheimer, ma naturalmente non tutte le forme di demenza sono riconducibili al morbo. Dai prossimi mesi per avere una conferma della malattia negli Stati Uniti si potrà ricorrere ad un test su un campione di pelle che valuterà se i primi segni di perdita di memoria, variazione di umore o scatti di rabbia, disorientamento spaziale e temporale siano legati all'insorgenza di una patologia che in Italia colpisce circa 800.000 persone. Il test è stato studiato e messo a punto dall'equipe del Prof. Daniel Alkon del Blacnhette Rockfefeller Neurosciences Institute dell'Universià del West Virginia e permetterà, solo al primo insorgere di sintomi per ora, di verificare con il semplice prelievo di un piccolo lembo di pelle del polso se è presente nel tessuto una proteina, la PKC epsilon, che oltre a trovarsi nella pelle, si trova anche nel cervello e ha come scopo quello di bloccare le proteine killer dell'Alzheimer che vanno ad interrompere le sinapsi, quindi i collegamenti fra cellule nervose. La mancanza o il livello basso di questa proteina nel tessuto epidermico predispone quindi per la diagnosi di Alzheimer. Le cure al momento consistono nei farmaci che rallentano l'evoluzione della malattia, ma si sta sperimentando l'uso della briostatina, una proteina che ha a proprietà di stimolare la produzione di proteine protettive della memoria a lungo termine, e che nelle prime fasi di ricerca e di impiego sui pazienti sta dando ottimi risultati.