Tumore del Retto La diagnosi precoce con il sangue occulto e con la colonscopia per l'asportazione di polipi La radio-chemioterapia pre operatoria Le nuove tecniche chirurgiche mininvasive e conservative Il percorso nutrizionale prima e dopo l'intervento Prof. Sergio Alfieri. Fondazione Policlinico A. Gemelli, Roma
Quando si parla di tumore del grosso intestino si parla quasi sempre di tumore del colon-retto, abbinando due tumori, quello del colon e quello del retto, che in realtà hanno sedi diverse, approcci diversi e tecniche chirurgiche dedicate. E' importante quindi che ogni paziente abbia un percorso specifico che tenga conto di tutte le opzioni oggi a disposizione. E per conoscere meglio il percorso diagnostico terapeutico per il tumore del retto abbiamo incontrato il Prof. Sergio Alfieri, Specialista in Chirurgia Digestiva alla Fondazione Policlinico A.Gemelli di Roma che ha ricordato come al primo posto debba sempre essere posta la prevenzione - quindi un esame del sangue occulto nelle feci e una colonscopia dopo i 50 anni ma anche prima per chi abbia una familiarità o altri fattori di rischio - che consente la diagnosi precoce di stadi precancerosi - la presenza di polipi che anticipa anche di anni la trasformazione in carcinoma - e la asportazione, con lo strumento stesso della colonscopia - garantendo quindi una prevenzione essenziale. Nel caso poi di un tumore al retto già presente è fondamentale la stadiazione della malattia e lo studio della posizione - se molto basso vicino all'ano o più alto - per decidere se avviare il paziente ad una chemio-radioterapia pre operatoria per ridurre la massa tumorale o intervenire subito con tecniche chirurgiche che oggi tendono ad essere sempre più conservative e mininvasive anche con approccio dal basso. Nella fase successiva all'intervento è quasi sempre necessario ricorrere ad una stomia - il cosiddetto sacchetto - ma nella maggior parte dei casi questo passaggio è solo temporaneo per dar tempo ai tessuti di saldarsi - e dopo alcuni mesi può essere rimosso. Un ruolo importante lo gioca la nutrizione, sia nella fase pre operatoria per evitare che il paziente arrivi all'intervento troppo debilitato, sia dopo, con un percorso personalizzato che eviti lo stato di malnutrizione oncologica. E altrettanto importante è il nuovo approccio per la chirurgia maggiore, il cosiddetto Protocollo ERAS che prevede il mobilizzare il paziente già in seconda giornata, farlo alzare, alimentare e tornare a casa il prima possibile, perchè si è visto che questo approccio accelera il recupero. Tutto questo naturalmente - dalla diagnosi con macchinari di ultima tecnologia, alla chirurgia robotica laparoscopica o combinata, alle soluzioni terapeutiche personalizzate in base alla caratterizzazione molecolare genetica del tumore fino alla radioterapia con apparecchiature d'avanguardia in grado di risparmiare i tessuti sani e colpire selettivamente il tumore con alte dosi di radiazioni, è possibile solo in centri ad alto volume dove sia presente un team multidisciplinare e multimodale in grado di offrire ad ogni singolo paziente il percorso più adatto alla sua condizione.
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