Milano, 10 aprile - Oggi a Milano, presso l’Aula Magna dell’Istituto Universitario di Lingue Moderne e Comunicazione (IULM), per la prima volta i direttori di sette delle maggiori testate giornalistiche del Paese, su invito dell’Istituto Europeo di Oncologia, affrontano pubblicamente il tema del futuro della comunicazione sul cancro. Un omaggio straordinario all’Istituto Europeo di Oncologia - fondato da Umberto Veronesi nel 1994 - che ha fatto della comunicazione uno dei suoi credo, e della proiezione verso il futuro uno dei suoi capisaldi.
Partecipano all’incontro: Lucia Annunziata (Huffington Post Italia), Mario Calabresi (La Stampa), Ferruccio de Bortoli (Corriere della Sera), Monica Maggioni (RaiNews 24), Ezio Mauro (La Repubblica), Roberto Napoletano (Il Sole 24 Ore), Sarah Varetto (Sky Tg24). “Oggi si ammala di tumore un italiano su tre, 50 anni fa si ammalava uno su trenta: significa che 20 milioni di italiani sviluppano la malattia nel corso della propria vita, dichiara Umberto Veronesi, Direttore Scientifico IEO, eppure il 70% dei casi, vale a dire 14 milioni di persone, potrebbero essere salvati con la prevenzione. Se tutta la popolazione adottasse uno stile di vita salutare e si avvicinasse in massa alla diagnosi precoce, se i responsabili delle politiche sanitarie e ambientali applicassero tutte le conoscenze e le misure preventive che la ricerca ha messo a disposizione, il cancro sarebbe una malattia sotto controllo. Stiamo vivendo un passaggio epocale in cui il welfare state, lo Stato che si fa carico della tutela della salute dei suoi cittadini, diventa welfare community, dove la responsabilità della salute è condivisa da tutta la società. Questa evoluzione culturale non può avvenire senza la partecipazione dei media.” “In futuro la ricerca sulla prevenzione dovrà dare riposte a due domande”, continua Pier Giuseppe Pelicci, Condirettore Scientifico IEO. “La prima è se ammalarsi di tumore è in qualche modo scritto nel nostro DNA. Dalla genomica sappiamo che possiamo ereditare dei geni che ci predispongono a certi tipi di tumore; attualmente ne conosciamo 120, e sono responsabili di non più del 10% di tutti i tumori, ma la ricerca ci sta dicendo che sono molti di più. La seconda domanda è se siamo schiavi del nostro DNA o se invece possiamo cambiare il nostro destino. Dall’epigenomica abbiamo scoperto che l'ambiente agisce su un involucro del DNA, l’epigenoma, e abbiamo imparato a conoscere e misurare gli effetti dell'ambiente sull’espressione dei geni. Potremo cambiare il nostro genoma agendo sull'epigenoma, attraverso fattori ambientali, stili di vita, oppure producendo farmaci che lo modificano. Lo IEO è partner dei principali progetti di ricerca a livello mondiale in queste aree, tuttavia lo sforzo e l’investimento nella scienza potrebbero non bastare se le nuove conoscenze non vengono trasferite alla popolazione: il ruolo dei media è essenziale.” “Le terapie anticancro hanno fatto un forte balzo in avanti e siamo vicini all’ottimizzazione dei risultati di chirurgia, radioterapia e terapie farmacologiche”, dichiara Roberto Orecchia, Condirettore Scientifico IEO. “Oggi la patologia oncologica è caratterizzata da incidenza, guaribilità e prevalenza in aumento: più nuovi casi ogni anno, più guarigioni – e dunque meno mortalità - e più persone che convivono con un tumore, senza esserne guarite. Come possiamo migliorare questo scenario? Per diminuire l’incidenza ci vuole la prevenzione e per diminuire la prevalenza, aumentando ancora la guaribilità, ci vuole la diagnosi precoce. Identificare un tumore iniziale significa curarlo con più efficacia e con trattamenti meno tossici. Per questo è necessaria ancora una forte spinta comunicativa che indirizzi la popolazione verso gli screening messi a disposizione dalla ricerca e dalla tecnologia per il tumore del seno, della prostata, del colon, del polmone, del collo dell’utero e della pelle. Per lo IEO la prevenzione è uno degli obiettivi fondamentali, tanto che ha riorganizzato la sua attività clinica attraverso programmi specifici per patologia. Il tema centrale per il futuro non è quindi se continuare a comunicare l’importanza della diagnosi precoce, ma come. Dovremo trovare l’equilibrio fra il superamento delle paure e le false promesse, fra il creare la fiducia e il gridare al miracolo.” L’Istituto Europeo di Oncologia lancia la sua sfida comunicativa per i prossimi vent’anni: impossibile in futuro fare progressi contro il cancro senza la partecipazione dei media. Impossibile essere media del futuro senza parlare di cancro.