Una Risonanza Magnetica particolare (7-T MRI) potrà portare ad una diagnosi di Parkinson molto più accurata e precoce rispetto all'esame obiettivo e alla valutazione dei sintomi consentendo di iniziare la terapia il più precocemente possibile
I sintomi della Malattia di Parkinson nella fase conclamata sono identificabili con relativa facilità - parliamo di tremori, rigidità, difficoltà di parola o di deambulazione, festinazione... - ma nella fase iniziale l'esame obiettivo è ancora oggi il primo passo per arrivare ad una diagnosi. Ma adesso c'è una speranza in più per poter arrivare ad una diagnosi precoce, e quindi ad una terapia personalizzata iniziata il più precocemente possibile che possa dare i migliori risultati, e cioè una risonanza magnetica particolare, la 7-T MRI in grado di analizzare con grande precisione la substancia nigra, l'area del cervello che viene danneggiata dalla Malattia di Parkinson. Lo studio, condotto all'Università di Pisa, ha coinvolto 17 malati di Parkinson, 21 soggetti sani e un campione di tessuto cerebrale di un soggetto deceduto. Ebbene, si è potuto concludere che la nuova risonanza magnetica può essere in grado di escludere la presenza di Parkinson in caso di esito negativo e di avere il 96,2% di successo nel diagnosticare la malattia in fase d'esordio.