Un'accurata analisi genetica dell'embrione pre impianto può migliorare la percentuale di successo (da 40 al 70%) ed evitare gravidanze plurigemellari
Il percorso di fecondazione assistita è spesso costellato da insuccessi o da gravidanze plurigemellari che possono comportare problemi a livello fisico ma anche psicologico. Questo perchè spesso l'embrione impiantato presenta difetti genetici che non ne permettono l'attecchimento. Ma adesso una nuova tecnica promette di alzare la percentuale di successo nel portare a termine una gravidanza a seguito di fecondazioni assistita dal 40 a 70% e di ridurre il rischio di gravidanze plurigemellari dal momento che viene impiantato un solo embrione una volta verificata la sua integrità. Lo studio è stato condotto dal Prof. Ermanno Greco dell'European Hospita di Roma e pubblicato su Biomed Research International e consiste nell'analisi genetica dell'embrione preimpianto - esame comparativo del genoma - array CGH - da effettuarsi però dopo almeno 5-7 giorni dall'inizio della coltivazione in vitro dell'embrione - mentre nel metodo tradizionale l'embrione viene impiantato dopo 3 giorni - il che consente di analizzare la blastocisti (l'insieme delle cellule, almeno 200) paragonandola al genoma di un embrione sano di riferimento per verificare eventuali anomalie genetiche o il fatto che l'embrione abbia difetti tali che non gli permetteranno di svilupparsi una volta impiantato in utero. E solo se l'analisi testimonia l'integrità dell'embrione questo verrà impiantato, da solo, con maggiore probabilità di successo. La metodica va nella direzione di ottimizzare l'analisi genetica preimpianto e potrà aiutare soprattutto le donne che hanno già affrontato vari fallimenti.