I pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato o metastatico non precedentemente trattato che hanno ricevuto nivolumab in associazione ad ipilimumab sono andati incontro ad una riduzione del 28% del rischio di morte rispetto a sunitinib a otto anni dall’inizio del trattamento, indipendentemente dal gruppo di rischio

La duplice combinazione immunoterapica ha dimostrato un miglioramento della sopravvivenza e risposte durature rispetto a sunitinib nei pazienti a rischio intermedio e sfavorevole, così come in tutti i pazienti randomizzati. I risultati aggiornati dello studio di Fase 3 CheckMate -214 sono stati resi noti nel corso di una presentazione orale ad ASCO GU 2024
Bristol Myers Squibb annuncia che nivolumab in associazione ad ipilimumab continua a dimostrare risultati di sopravvivenza a lungo termine nello studio di Fase 3 CheckMate -214, riducendo il rischio di morte del 28% nei pazienti con carcinoma a cellule renali (RCC) avanzato o metastatico non precedentemente trattato rispetto a sunitinib dopo otto anni, indipendentemente dal gruppo di rischio secondo l’International Metastatic RCC Database Consortium (IMDC). I pazienti trattati con nivolumab in associazione ad ipilimumab, sia i pazienti con fattori prognostici di rischio intermedio e sfavorevole che tutti i pazienti randomizzati, hanno mantenuto una sopravvivenza maggiore e benefici di risposta più duraturi rispetto a quelli trattati con sunitinib. Questi dati sono stati oggetto di una presentazione orale (Abstract #363) all’American Society of Clinical Oncology (ASCO) Genitourinary Cancers Symposium 2024
Tra i pazienti a rischio intermedio e sfavorevole (n=847), nivolumab e ipilimumab (n=425) hanno conservato la loro efficacia dopo otto anni (mediana 99,1 mesi), con miglioramenti in termini di sopravvivenza globale (OS), sopravvivenza libera da progressione (PFS), tasso di risposta globale (ORR) e durata della risposta (DOR) rispetto a sunitinib:
“E’ sorprendente osservare che, dopo otto anni nello studio CheckMate -214, che rappresenta il follow-up più esteso mai riportato per uno studio di Fase 3 di una terapia di combinazione con inibitori di checkpoint nel carcinoma a cellule renali avanzato, la combinazione di nivolumab e ipilimumab continua a dimostrare una sopravvivenza più lunga e risposte durature in questi pazienti”, afferma Nizar Tannir, M.D., F.A.C.P., professore, Dipartimento di oncologia medica genitourinaria, Divisione di medicina oncologica, The University of Texas, MD Anderson Cancer Center. “Non solo osserviamo benefici sostenuti rispetto a sunitinib per l’endpoint primario relativamente alla popolazione di pazienti a rischio intermedio e sfavorevole, ma anche per l’endpoint secondario chiave nell’ambito della popolazione intent-to-treat, il che significa che questa duplice combinazione immunoterapica ha potenzialmente la capacità di aiutare i pazienti ad ottenere risultati positivi a lungo termine, indipendentemente dal rischio secondo IMDC”.
Il profilo di sicurezza di nivolumab in associazione ad ipilimumab è risultato gestibile ricorrendo agli algoritmi di trattamento consolidati, e non sono emersi nuovi segnali di sicurezza al follow-up esteso.
“I dati aggiornati dello studio CheckMate -214 di nivolumab in associazione ad ipilimumab nel carcinoma a cellule renali avanzato o metastatico presentati ad ASCO GU sono la dimostrazione della nostra leadership di lunga data nell’immunoterapia, non solo nei tumori genitourinari, ma in diversi tipi di tumori. Questi risultati estesi sono l’ulteriore prova per la comunità scientifica del potenziale che abbiamo da tempo riconosciuto all’immunoterapia di trasformare i paradigmi di trattamento in oncologia”, afferma Dana Walker, M.D., M.S.C.E., vicepresidente, global program lead, gastrointestinal and genitourinary cancers, Bristol Myers Squibb. “Siamo orgogliosi di riscontrare che i risultati a otto anni, il beneficio di sopravvivenza più esteso rispetto a sunitinib mai osservato in uno studio di Fase 3 in questa popolazione di pazienti, indicano una sopravvivenza globale sostenuta con questo approccio di duplice immunoterapia in prima linea e ne rafforzano il ruolo di attuale standard di cura in questo setting”.
Bristol Myers Squibb ringrazia i pazienti e gli investigatori coinvolti nello studio clinico CheckMate -214.
Il carcinoma a cellule renali
Il carcinoma a cellule renali (RCC) è il tipo più comune di tumore del rene negli adulti, con oltre 431.000 nuovi casi e 179.000 decessi ogni anno a livello mondiale. Il RCC è due volte più comune negli uomini che nelle donne, con i tassi più elevati di malattia in Nord America e in Europa. Alla diagnosi circa il 30% dei pazienti presenta un RCC avanzato o metastatico.
Nivolumab
Nivolumab è un inibitore del checkpoint immunitario PD-1, che è stato progettato per potenziare il nostro sistema immunitario al fine di ristabilire la risposta immunitaria anti-tumorale. Rinforzando il nostro sistema immunitario contro il cancro, nivolumab è divenuto un’importante opzione di trattamento per molti tipi di tumore.
Ipilimumab
Ipilimumab è un anticorpo monoclonale umano ricombinante che si lega all’antigene-4 associato ai linfociti citotossici T (CTLA-4). CTLA-4 è un regolatore negativo dell’attivazione delle cellule T. Ipilimumab si lega a CTLA-4 e blocca l’interazione di CTLA-4 con i suoi ligandi, CD80/CD86. Il blocco di CTLA-4 ha mostrato di aumentare l’attivazione e la proliferazione delle cellule T, compresa l’attivazione e proliferazione delle cellule T effettrici infiltranti il tumore. L’inibizione della segnalazione di CTLA-4 può anche ridurre la funzione delle cellule T-regolatorie, che può contribuire ad un generale aumento della risposta delle cellule T, compresa la risposta immuntaria antitumorale.