I risultati di uno studio con dati di pazienti diabetici della Regione Toscana. Condotto da VIHTALI, spin off dell’Università Cattolica, Campus di Roma, in collaborazione con l’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana e promosso da Abbott, lo studio suggerisce una riduzione potenziale del 23% della spesa annua per paziente.

Controllare il diabete con un dispositivo che monitora in tempo reale la glicemia può contribuire ad una migliore gestione della patologia con conseguenti benefici per il paziente e riduzione dei costi della malattia per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Con l’utilizzo del sistema Flash Glucose Monitoring si stima un risparmio in media di €1.600 annui per paziente, passando da una spesa annua di €7.153 a una di €5.533. Il risparmio che si potrebbe ottenere è pari a circa il 23% della spesa media annua per paziente.
È quanto emerso, in estrema sintesi, da un progetto di ricerca condotto da VIHTALI – Value in Health Technology and Academy for Leadership and Innovation (spin off dell’Università Cattolica, Campus di Roma) - in collaborazione con l’Agenzia Regionale di Sanità della Regione Toscana e promosso da Abbott, intitolato “Definizione delle strategie di creazione del valore nell’utilizzo del sistema Flash Glucose Monitoring e dei servizi correlati”. Presentato nel corso del Policy Webinar “La gestione value-based della persona con diabete attraverso l’utilizzo di strumenti di monitoraggio innovativi”, promosso da VIHTALI, il progetto è volto a stimare l’impatto economico e gli esiti di salute ottenibili grazie all’utilizzo delle tecnologie innovative per il monitoraggio del diabete. Il progetto ha analizzato le potenziali ricadute economiche dell’uso del sistema Flash Glucose Monitoring in un contesto realistico, su persone con diabete in trattamento insulinico multi-iniettivo in Regione Toscana e i principali risultati sono stati pubblicati il 4 maggio u.s. sul sito dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, nella sezione “Approfondimenti in Partnership” (https://www.osservatoriosullasalute.it/altri-report).
“I pazienti con diabete in trattamento insulinico che utilizzano il sistema Flash Glucose Monitoring – spiega il professor Andrea Giaccari, Responsabile Centro Malattie Endocrine e Metaboliche Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e professore del Dipartimento di Medicina e chirurgia traslazionale dell’Università Cattolica che ha preso parte al progetto – sono seguiti meglio, hanno migliori esiti di salute e costituiscono una voce di spesa inferiore per il SSN nella gestione della loro malattia”.
Lo studio ha esaminato alcuni esiti di salute, l’aderenza alle linee guida, i ricoveri in ospedale e gli accessi in pronto soccorso di tutte le persone con il sistema Flash Glucose Monitoring di alcune province Toscane (610 persone) confrontate con eguale numero di persone, comparabili per età e fragilità, con identica terapia per il diabete ma senza il sistema Flash Glucose Monitoring.
Anche se lo studio non ha potuto analizzare i parametri clinici (come emoglobina glicosilata o presenza di complicanze), spiega il professor Giaccari, ha però permesso di raccogliere e confrontare gli esiti più importanti delle due popolazioni, come i ricoveri in Ospedale e gli accessi in Pronto Soccorso, ma anche i costi per farmaci e l’aderenza alle linee guida. Con risultati inattesi, racconta Mario Braga, Direttore Generale dell’ARS Toscana: le persone con il sistema Flash Glucose Monitoring, ad esempio, hanno avuto un tasso di ricoveri ordinari in Ospedale inferiore per oltre il 30% in un anno, ma anche un sesto in meno degli accessi in Pronto Soccorso. Inoltre, i pazienti con dispositivo incidono in modo minore su altre voci di spesa: il costo dei farmaci ad erogazione diretta risulta quasi dimezzato (885 vs 1408 euro), si riduce anche il costo dei farmaci ad erogazione indiretta (757 vs 851), ma soprattutto la spesa territoriale (1988 vs 2537), descrive Paolo Francesconi, Direttore del Settore Sanitario dell’Osservatorio di Epidemiologia dell’ARS Toscana.
“È chiaro che si tratta di uno studio retrospettivo – precisa il professor Giaccari – quindi non può dimostrare un rapporto di causa-effetto. Lo studio, però, suggerisce fortemente che una maggiore consapevolezza della malattia, unitamente all’uso del sistema Flash Glucose Monitoring, si associ ad un significativo guadagno di salute”.
“E correla anche con un guadagno economico – precisa il dottor Alessandro Campana, Responsabile VIHTALI del Progetto –: il costo del dispositivo (circa 70 euro al mese) è di gran lunga inferiore ai risparmi associati al suo utilizzo”.
Background il diabete in numeri
Il diabete in Italia: circa 3,27 milioni di persone in Italia sono affette da diabete (5,4% della popolazione). L’incidenza della malattia è maggiore se si considera la sola popolazione al di sopra dei 65 anni.
I costi della malattia: il diabete in Italia costa oltre 20 miliardi di euro l’anno, 9 miliardi di euro per spese dirette (farmaci, ospedalizzazioni e assistenza), 11 miliardi per spese indirette (perdita di produttività e spese a carico del sistema previdenziale).
Ammonta almeno a 2.700 euro il costo medio annuo di una persona con diabete: Il 25% è legato ai costi delle complicanze diabetiche; il 68% è relativo alle ospedalizzazioni. Ma, se si considerano anche i costi relativi a visite specialistiche, diagnostica di laboratorio, assistenza territoriale, spesa farmaceutica a distribuzione diretta (farmaci ospedalieri) e indiretta (terapie disponibili sul territorio), il costo annuo per la gestione di un paziente diabetico può salire notevolmente, arrivando anche agli oltre 7 mila euro annui, come rilevato dai dati della Regione Toscana.
Il sistema Flash Glucose Monitoring
Il sistema Flash Glucose Monitoring misura e memorizza automaticamente e continuamente i livelli di glucosio interstiziale, giorno e notte, attraverso un microscopico filamento connesso ad un piccolo sensore, mantenuto in sede con un piccolo cerotto. Il sensore aggiorna il risultato del livello di glucosio ogni minuto e memorizza fino a 8 ore di dati ad intervalli di 15 minuti fino ad un massimo di due settimane. I dati possono essere trasmessi ad un piccolo dispositivo esterno o, a scelta, al proprio cellulare. Gli stessi dati possono essere caricati sul Cloud e, rispettando la Privacy, essere analizzati dal diabetologo da remoto. Non ha bisogno di calibrazioni, quindi chi lo usa può interrompere la misurazione della glicemia capillare, a meno di diversa indicazione del medico.
L’utilizzo del sensore può anche aiutare i pazienti diabetici a controllare la malattia, evitando pericolose ipoglicemie anche notturne (calo eccessivo di zuccheri nel sangue), oltre naturalmente alle iperglicemie con misurazione continua del glucosio e dati trasmessi in tempo reale via bluetooth allo smartphone.
Il progetto VIHTALI-ARS Toscana
«Definizione delle strategie di creazione del valore nell’utilizzo del sistema Flash Glucose Monitoring e dei servizi correlati»
Lo studio condotto su dati di real life in Regione Toscana ha valutato l’impatto sull’assorbimento delle risorse in termini di costi diretti legati alla gestione del paziente diabetico, associati all’utilizzo del sistema Flash Glucose Monitoring verso pazienti con caratteristiche sovrapponibili che non utilizzavano la tecnologia.
I pazienti coinvolti nello studio sono stati 2.779 in totale. Di questi gli effettivi in trattamento con il sistema Flash Glucose Monitoring erano 337, pari a circa il 12% dei pazienti diabetici toscani.
Lo studio ha mostrato come la coorte che utilizzava il sistema Flash Glucose Monitoring abbia generato un minor costo di gestione in media di €1.600 annui a paziente, passando da una spesa annua di €7.153 ad una di €5.533, al netto dei costi per i sistemi di automonitoraggio. Il potenziale risparmio è risultato essere pari a circa il 23% della spesa media annua per paziente.
Per estrapolazione, si è ipotizzato uno scenario in cui il 75% dei pazienti diabetici toscani facesse uso del dispositivo. In questo caso il risparmio ipotetico per il Servizio Sanitario Regionale (SSR) potrebbe ammontare complessivamente a circa 8,5 milioni di euro nell’arco di tre anni.
“L’analisi condotta, il cui particolare valore risiede nella disponibilità di dati di real practice clinica - afferma il professor Americo Cicchetti, direttore dell’ALTEMS (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari) dell’Università Cattolica, Campus di Roma e Responsabile Scientifico del Progetto - conferma l’ipotesi di ricerca, ovvero un miglior impatto in termini di esiti clinici nel paziente che utilizza il dispositivo per il monitoraggio flash del glucosio interstiziale. La maggiore consapevolezza rispetto alla condizione di salute permette il raggiungimento di una qualità della vita più elevata, riscontrabile indirettamente mediante un minore ricorso a prestazioni erogate da parte del SSN. Tale trend – continua il professor Cicchetti - impatta positivamente sul costo medio di gestione di tali pazienti rispetto a coloro che sono gestiti senza l’utilizzo del sistema Flash Glucose Monitoring”.
“Considerando l’evidenza riscontrata dalla realizzazione della presente analisi in un contesto, come quello attuale, caratterizzato da scarsità di risorse per il SSN – conclude il professor Cicchetti - è auspicabile un incremento del tasso di ricorso a tecnologie sanitarie innovative, come quella rappresentata dal sistema Flash Glucose Monitoring per il monitoraggio del glucosio on demand nei pazienti diabetici, che consentano di ottenere un saving nella gestione di specifiche patologie e di rispondere in maniera più efficiente ai bisogni di salute della popolazione generale. Questo studio si configura come un primo benchmark utile per i policy maker responsabili dell’allocazione efficiente delle risorse destinate al SSN con l’auspicio che la realizzazione di ulteriori analisi possano costituire un supporto aggiuntivo alla determinazione di politiche allocative value-based”.
Il diabete mellito in Italia
Quadro generale
Il diabete mellito di tipo 2 (DM2) è una patologia molto sfidante per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), perché è tra quelle con la prevalenza più elevata nella popolazione, induce costi di cura e assistenza elevati, riduce molto la capacità produttiva delle persone e rappresenta una patologia sulla quale si può misurare la performance di un sistema sanitario, sia in termini di efficienza sia di efficacia.
La stima della prevalenza di questa patologia non è semplice, poiché non esiste un registro che la rilevi puntualmente e perché spesso i cittadini non sanno di esserne affetti. Per tali motivi le stime di prevalenza sull’intera popolazione variano secondo la fonte utilizzata. Le stime basate su indagini campionarie dell’Istat parlano di una prevalenza del 5,7% della popolazione, secondo altre stime (Rapporto Arno) il 6,2% degli italiani ha il diabete di tipo 2.
Un osservatorio privilegiato per la dinamica e gli effetti del DM2 sulla salute e sul SSN è quello dei Medici di Medicina Generale (MMG), i cui dati riferiscono che sono quasi 81 mila i pazienti adulti presi in carico per patologia diabetica, pari all’8% della popolazione assistita. La prevalenza di DM2 risulta leggermente in crescita dal 2012 (7,5%) al 2017 (8,0%), con valori sempre maggiori negli uomini rispetto alle donne (8,8% vs 7,2% nel 2017). La prevalenza più elevata si registra nella classe di età 80-84 anni: quasi un individuo su 4 (23,4%) in questa fascia di età ha il diabete. Le regioni con una prevalenza superiore al dato nazionale sono: Calabria (10%), Sicilia (9,4%), Puglia e Abruzzo/Molise (pari merito 8,8%), Lazio (8,7%), Campania (8,5%) e Basilicata (8,6%).
Il diabete spesso si associa ad una serie di complicanze con elevato impatto sul sistema sanitario; in termini di risorse, infatti, assorbe circa l’11% della spesa sanitaria. Anche per questo aspetto, i dati raccolti dai MMG indicano che un paziente assistito costa mediamente in un anno 1.263€ con significative differenze regionali. Infatti, in Campania si spendono 1.515€, in Umbria 1.409€, in Puglia 1.398€, nel Lazio 1.304€, in Abruzzo/Molise 1.299€, in Veneto 1.273€ e in Sardegna 1.269€.
Fattori di rischio
La prevalenza è in crescita nel corso degli anni, così come cresce con l’età. La stessa è più diffusa nelle regioni del Mezzogiorno e tra le persone con livello di istruzione basso. Gli stili di vita hanno un forte impatto sul diabete, ad esempio un’alimentazione eccessiva e poco sana e la sedentarietà favoriscono l’aumento dei casi. Tra le persone con comportamenti a rischio, infatti, la prevalenza della malattia è significativamente più elevata.
Il diabete di tipo 2 è in gran parte ritardabile, anche di decadi, con politiche di prevenzione nei confronti dei principali fattori di rischio, come l’obesità e la sedentarietà. Tra la popolazione adulta di 18 anni di età e oltre la prevalenza di diabete è pari al 6,7% mentre tra gli adulti obesi la quota di persone con diabete raggiunge il 14,6% e è in crescita di oltre 4 punti percentuali rispetto al 2001.
Tra gli uomini adulti la prevalenza del diabete passa dal 6,9% del totale al 13,5% tra gli obesi. Tra le donne il fenomeno è più marcato: si va dal 6,6% delle normopeso al 16% delle obese. Nei soggetti in sovrappeso, sebbene la presenza di diabete sia meno accentuata, si osservano complessivamente dinamiche analoghe.
Il DM2, insieme ad altre patologie croniche non trasmissibili, ha una forte connotazione sociale, perché colpisce soprattutto le classi economicamente e socialmente più svantaggiate.
Secondo i dati del Rapporto OsservaSalute, sono affetti da tale patologia soprattutto le persone con livello di istruzione più basso: la prevalenza della malattia è pari al 2,4% tra le persone con titolo di studio più elevato (laurea e dottorato di ricerca), raggiunge il 16,9% tra chi ha, al massimo, la licenza elementare.
La disuguaglianza sociale è particolarmente accentuata nella classe di età 45-64 anni, nella quale la prevalenza del diabete è dell’1,9% tra i laureati e raggiunge il 9,3% tra coloro che hanno conseguito al massimo la licenza elementare.
Analogamente, per le persone di 65 anni di età e oltre, la prevalenza è pari all’11,8% tra i laureati e arriva al 19,7% tra gli anziani con titolo di studio più basso.
IL CONTESTO TOSCANO
In Toscana il diabete rappresenta la terza patologia per prevalenza (dopo ipertensione e dislipidemia).
La patologia colpisce 247.000 residenti, circa 75 ogni 1.000 abitanti.
La patologia è distribuita in modo simile tra i due generi, colpendo 126.000 maschi e 121.000 femmine.
L’età media dei pazienti è 71,4 anni. Più del 72% delle persone con diabete ha un’età superiore ai 65 anni. Il livello di deprivazione sociale e materiale influisce significativamente sullo sviluppo della patologia: le categorie socio-economiche più svantaggiate sono quelle che si ammalano maggiormente.