
Identificati alcuni fattori di rischio – Negli ultimi anni i ricercatori dei Center Control of Disease di Atlanta hanno identificato alcuni fattori che possano aumentare il rischio di sviluppo di ipospadia: “anche se le cause non sono univoche e si riscontra anche un 15% di familiarità, è stata evidenziata una maggiore incidenza con rischio 12 volte superiore nei figli di madri con età maggiore di 35 anni, sovrappeso o obese. Inoltre l’assunzione materna di ormoni progestinici, prescritti per stimolare l’ovulazione o trattamenti per la fertilità coincidono con un rischio maggiore che il bambino nasca con questa malformazione congenita” spiega il Professor Salvatore Sansalone, Co-Presidente e Direttore Scientifico del Congresso Frontiers in Genito-Urinary Reconstruction in corso a Tor Vergata e Direttore del Centro di Chirurgia Genito-Urinaria della Clinica Sanatrix di Roma.
Nella maggior parte dei casi la condizione è evidente già alla nascita ma nelle forme più lievi è possibile notare solo in un secondo momento che il getto di urina dirige verso il basso o la punta del pene ha un aspetto anormale. Non è una condizione dolorosa e le forme lievi non prevedono una indicazione chirurgica, ma nelle forme più severe in cui il meato è ad esempio sull’asta peniena si opta per un intervento correttivo tra i 4 e i 12 mesi di vita per garantire la piena funzionalità urinaria e sessuale da adulti. Per ricostruire l’anatomia corretta si può usare o tessuto locale o una piccola porzione di mucosa prelevata dall’interno della guancia.
“Ma non tutti gli interventi riescono perfettamente: revisioni sono necessarie per adattare l’organo alla crescita dell’individuo, correggere fistole, stenosi, curvature o per risolvere problemi estetici. Una nostra ricerca retrospettiva su 1176 pazienti di età media 31 anni arruolati in dieci anni, ha analizzato il numero di interventi eseguiti dai pazienti e gli esiti delle revisioni. Numero, che rende almeno in parte la dimensione del problema. Con un range tra 2 e 23 interventi, la media di operazioni che ciascun paziente affronta nel corso della vita sono ben 5. Si tratta di revisioni o di correzione di complicazioni come il restringimento del meato urinario con conseguente difficoltà a urinare, conseguenze di una errata tecnica chirurgica, infezioni, deterioramento del tessuto usato per riparare l’ipospadia, oppure ‘assecondare’ la modificazione dei tessuti a causa della crescita. Controlli a 12 sino a 137 mesi hanno confermato il successo dell’intervento ‘secondario’ nell’88,1% dei casi, con un rimarchevole 90,4% nell’intervento in un’unica sessione operatoria”.
Si tratta di pazienti, psicologicamente molto fragili, che chiedono una risposta alla risoluzione dei disturbi urinari, dei disturbi dell’attività sessuale e degli inestetismi genitali.
Ma esattamente, l’uretra, cos’è? E’ il canale di circa 18-20 centimetri, che origina dalla vescica e serve a condurre verso l'esterno l'urina durante la minzione e (nell'uomo) lo sperma durante l'eiaculazione. L'uretra attraversa il pavimento pelvico e il pene. Nell'uomo, la sua apertura, o meato urinario, risiede nel glande, in corrispondenza della punta.
GRADI E CLASSIFICAZIONE DELLE IPOSPADIE:
· Ipospadia apicale (circa il 45% dei casi): quando il meato urinario esterno è sulla faccia ventrale del glande, dal solco balanico fino all’apice del glande;
· Ipospadia distale (circa il 35% dei casi): quando il meato urinario esterno si localizza tra il 1/3 distale del pene ed il solco balano-prepuziale;
· Ipospadia prossimale quando il meato urinario esterno è situato tra il perineo ed il 1/3 distale della superficie ventrale del pene, a livello penieno medio o scrotale (15%) o perineale (5%).
Fonte: Ufficio Stampa Mason & Partners