Negli ultimi cinque anni l’introduzione delle “Learning machine”, letteralmente le “macchine che imparano”, sta cambiando la medicina. Queste macchine infatti sono in grado di utilizzare tutti i dati clinici e strumentali disponibili, i cosiddetti “big data”, in modo tale da produrre una diagnosi e, automaticamente, suggerire al medico scelte terapeutiche su misura, adattate alle caratteristiche di quel singolo paziente. Il principio alla base di questo nuovo approccio è che l’insieme di dati clinici, laboratoristici e di imaging sia troppo grande per potere essere gestito dalla capacità di calcolo della mente umana. Viceversa algoritmi, software e supercomputer possono gestire i “big data” mostrando una capacità di diagnosi superiore a quella dell’uomo.
Gli esempi si sprecano, basti pensare alla risonanza magnetica cardiaca, un esame che permette una raffinata valutazione dello stato del cuore. «Quello che l’essere umano riesce a vedere ed elaborare è solo la punta dell’iceberg del contenuto informativo che questa tecnica mette a disposizione – spiega l’esperto. Di qui la possibilità che i milioni di dati contenuti dalla risonanza vengano processati e analizzati da supercomputer, che tecnicamente chiamiamo “Learning machine”, per migliorare significativamente la capacità di previsione del destino dei pazienti».
«Per tale ragione - precisa Elena Tremoli, direttore scientifico del Centro Cardiologico Monzino - stiamo considerando l’ipotesi di creare una unità di “Machine learning” che includa gli strumenti hardware necessari e li metta a disposizione dei nostri bioingegneri e degli esperti di imaging. Questo permetterebbe di fare tesoro delle sconfinate risorse di dati di cui disponiamo nella direzione di una medicina sempre più di precisione».
Insomma, l’epoca dei supercomputer è già iniziata e queste macchine imparano e si migliorano con il tempo, adeguando e ottimizzando gli algoritmi di calcolo in base agli eventi osservati. Ciò è valido per qualsiasi tecnica di imaging e in differenti contesti clinici, e ci porta a immaginare che in futuro l’epoca delle “Learning Machine” potrà riservare una rivoluzione in medicina.
Fonte: Ufficio Stampa Centro Cardiologico Monzino, Milano