- Disturbo piuttosto frequente, specie con il freddo e nella popolazione femminile, causa il cambio di colore di mani, ma anche piedi, che diventano bianchi, viola e poi rossi.

- Le ultime ricerche scientifiche hanno evidenziato che il Fenomeno di Raynaud può essere spesso la prima manifestazione di altre patologie, da quelle reumatologiche a quelle cardiovascolari, e va quindi indagato con attenzione.
- La Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia (FIRA) dedica una diretta Facebook a fare il punto sulle ultime novità e informazioni utili.
“Il FR è un disordine molto frequente nella popolazione generale e ne coinvolge circa il 3-5%, con maggiore prevalenza nelle donne, soprattutto sotto i 50 anni, mentre per gli uomini sembra che siano il fumo di sigaretta e l’età ad aumentarne l’incidenza. Oltre alle basse temperature, può essere innescato da stimoli emotivi o stress” spiega la prof.ssa Serena Guiducci, professore Associato Università degli Studi di Firenze, Direttore SODc Reumatologia Azienda Ospedaliera Careggi e membro del Comitato Scientifico di FIRA.
Di solito le sedi interessate sono le piccole arterie delle dita delle mani e dei piedi, ma possono essere coinvolte anche altre regioni corporee, per esempio nelle donne sono stati descritti episodi al capezzolo (soprattutto in allattamento), alla lingua, all’elice dell’orecchio o alla punta del naso. Questo cambiamento di colore è causato da una transitoria ed episodica riduzione del flusso di sangue alle estremità del corpo, che può durare da qualche secondo a qualche minuto e si può ripetere più volte di seguito, ed è riferito dal paziente come “mani e/o piedi freddi” con discolorazione.
“Diverse ricerche scientifiche hanno messo in luce un aspetto importante di questo disturbo, individuando due tipi di FR: primario o idiopatico, che non ha legami con altre patologie, e secondario, in quanto espressione e primo campanello di allarme di una malattia reumatologica, come la Sclerosi Sistemica (SSc), il Lupus Eritematoso Sistemico, l’Artrite Reumatoide, la Sindrome di Sjogren, la Dermatomiosite o la Polimiosite” spiega la prof.ssa Guiducci. “Diverse altre patologie possono poi esserne la causa: vascolari, di origine compressiva o infiammatoria; vaso-occlusive come le alterazioni trombofiliche o anche fenomeni paraneoplastici; polmonari o cardiovascolari, e può essere determinato anche da sostanze chimiche o farmaci come i beta-bloccanti, ampiamente utilizzati per le malattie cardiache. Sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di una forma idiopatica benigna (dal 50% fino al 90% secondo diversi studi), tutti i soggetti con FR vanno indagati al fine di individuare quelli con una condizione sottostante scatenante. È importante quindi eseguire indagini di inquadramento personalizzate secondo la storia clinica del paziente e/o la presenza di ulteriori sintomi”.
La terapia del fenomeno di Raynaud dipende sostanzialmente dalla presenza o meno di una malattia sistemica come causa sottostante. In tutte le forme è indispensabile ridurre o eliminare i fattori di rischio o scatenanti, quali il fumo di sigaretta, l’uso di sostanze ad attività vasospastica (ad es. il caffè), lo stress emotivo e l’esposizione ambientale al freddo. Nelle forme più severe si può consigliare l’uso di vasodilatatori sistemici per via orale (calcio-antagonisti), anti aggreganti o vasodilatatori per via infusiva.
“Grazie alla ricerca si sono fatti importanti passi avanti nel trattamento di malattie reumatologiche anche severe, come le connettiviti, la Sclerosi Sistemica e il Lupus Eritematoso Sistemico, ma è importante perseguire una diagnosi precoce o molto precoce, che può consentire di trattare ogni paziente nella sua ‘finestra di opportunità’ rappresentando un vero e proprio punto di svolta nella gestione di queste malattie” sottolinea il prof. Carlomaurizio Montecucco, Presidente di FIRA e ordinario di Reumatologia dell’Università di Pavia al Policlinico San Matteo. “I pazienti con Fenomeno di Raynaud che risultano affetti da o a rischio di connettiviti sistemiche vanno quindi rigorosamente seguiti nel tempo con follow-up periodici, mantenendo un canale di comunicazione attivo con il proprio reumatologo per evidenziare eventuali variazioni cliniche ed intervenire tempestivamente nel modo più corretto ed efficace”.