- I dati di fase 3 hanno dimostrato che l’aggiunta di isatuximab, alla combinazione carfilzomib, lenalidomide e desametasone (KRd) in pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi, eleggibili al trapianto, ha fatto sì che il 77% dei pazienti raggiungesse la negatività della malattia minima residua (MRD) dopo la terapia di consolidamento .
- Il tasso di negatività della MRD è stato del 67% nella combinazione a cui è stato aggiunto isatuximab.
- Questi risultati sono stati condivisi in presentazione orale alla sessione scientifica plenaria di ASH 2023
Questi risultati dello studio IsKia, condotto dall'European Myeloma Network (EMN), sono stati presentati in occasione della sessione plenaria orale (#4) del meeting annuale dell'American Society of Hematology (ASH) da Francesca Gay, Professore Associato presso la Divisione Universitaria di Ematologia, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, Università degli Studi di Torino e Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze della Salute - membro del board di EMN “giovani”.
La negatività della MRD è definita come l'assenza di cellule di mieloma nel midollo osseo dopo il trattamento, misurata con tecniche diagnostiche che devono avere una sensibilità di almeno 1 su 100.000 cellule. In questo studio, la negatività della MRD è stata rilevata con una sensibilità di 10-5 (assenza di cellule tumorali in 100.000 cellule del midollo osseo) e 10-6 (assenza di cellule tumorali in 1.000.000 di cellule del midollo osseo).
In un'analisi intent-to-treat (ITT), l'endpoint primario del tasso di negatività della MRD valutata mediante sequenziamento genico di nuova generazione alla sensibilità di 10-5 dopo il consolidamento è stato del 77% nei pazienti che hanno ricevuto la terapia combinata con isatuximab rispetto al 67% di quelli che hanno ricevuto il solo KRd . I rispettivi tassi di negatività della MRD a una sensibilità di 10-6 sono stati del 67% contro il 48% . Il beneficio della negatività della MRD, sia alla sensibilità di 10-5 che di 10-6, è stato mantenuto in tutti i sottogruppi analizzati, con un beneficio simile sia nei pazienti a rischio standard che in quelli ad alto rischio.
Si è registrata una differenza statisticamente significativa nei tassi di negatività della MRD dopo terapia di induzione con isatuximab in aggiunta a KRd rispetto al solo KRd
La sicurezza e la tollerabilità di isatuximab osservate in questo studio sono risultate coerenti con il profilo di sicurezza di isatuximab osservato in altri studi clinici, senza nuovi segnali di sicurezza.
Peter C. Adamson
Global Development Head, Oncology, Sanofi
“I tassi statisticamente significativi di negatività della MRD osservati con il trattamento che includeva anche isatuximab supportano ulteriormente la nostra convinzione che isatuximab sia una potenziale terapia best-in-class. Un trattamento efficace in prima linea è fondamentale per i pazienti di nuova diagnosi, perché il raggiungimento di livelli non rilevabili di malattia nelle prime fasi del percorso terapeutico può portare a migliori risultati a lungo termine. Siamo ansiosi di continuare a collaborare con l'EMN per esplorare il potenziale di questo nuovo regime di combinazione per i pazienti affetti da mieloma multiplo di nuova diagnosi e idonei al trapianto”.
L'uso di isatuximab in aggiunta alla terapia con KRd in questa popolazione di pazienti è in fase di sperimentazione e non è stato ancora valutato da alcuna autorità regolatoria.
Isatuximab
Isatuximab è un anticorpo monoclonale che si lega a un epitopo specifico del recettore CD38 delle cellule di mieloma multiplo (MM), inducendo una elevata attività antitumorale. È stato progettato per agire attraverso molteplici meccanismi d'azione, tra cui la morte programmata delle cellule tumorali (apoptosi) e l'attività immunomodulatoria. Il CD38 è espresso in modo elevato e uniforme sulla superficie delle cellule di MM, il che lo rende un potenziale bersaglio per terapie a base di anticorpi come isatuximab.
In Italia, sulla base dello studio di fase 3 ICARIA-MM, isatuximab è indicato in associazione a pomalidomide e desametasone (Pd), come trattamento in pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato e refrattario che hanno ricevuto almeno due terapie precedenti tra cui lenalidomide e un inibitore del proteasoma e con progressione della malattia durante l’ultima terapia. Sulla base dello studio di Fase 3 IKEMA è indicato in seconda linea in combinazione a carfilzomib e desametasone (Kd), come trattamento in pazienti adulti con mieloma multiplo che hanno ricevuto almeno una precedente terapia.
Lo studio IsKia è il secondo studio di fase 3 positivo per isatuximab nel mieloma multiplo di nuova diagnosi eleggibile al trapianto e il quinto studio di fase 3 positivo per isatuximab nel complesso, a dimostrazione del suo potenziale “best-in-class”.
Isatuximab continua ad essere valutato in diversi studi clinici di fase 3 in corso, in combinazione con le attuali terapie standard nell'ambito del continuum terapeutico del MM. È inoltre in fase di studio per il trattamento di altre neoplasie ematologiche e la sua sicurezza ed efficacia non sono state valutate da alcuna autorità regolatoria al di fuori delle indicazioni approvate.
Il mieloma multiplo
Il mieloma multiplo (MM) è la seconda neoplasia del sangue più comune. Non essendo ancora guaribile, la maggior parte dei pazienti affetti da mieloma multiplo subisce una ricaduta. Il termine mieloma multiplo recidivato indica appunto il ritorno del tumore a seguito di un trattamento o di un periodo di remissione. Per mieloma multiplo refrattario si intende invece quando il tumore non risponde o non risponde più a una specifica terapia.