
In un’analisi distinta del CheckMate -9ER, i pazienti trattati con nivolumab in associazione con cabozantinib riportano un miglioramento statisticamente significativo della qualità di vita correlata allo stato di salute.
Bristol Myers Squibb e Ipsen annunciano i risultati di nuove analisi dello studio registrativo di fase 3 CheckMate -9ER, che dimostrano il mantenimento di benefici clinicamente significativi in termini di efficacia e miglioramento della qualità di vita con l’associazione di nivolumab e cabozantinib, rispetto a sunitinib, nel trattamento di prima linea del carcinoma a cellule renali (RCC) avanzato.
“Se con l’avanzamento nei trattamenti per il tumore del rene si sono trasformati gli outcome dei pazienti, gli obiettivi della terapia si sono ampliati da un prolungamento della sopravvivenza ad una migliore qualità di vita”, ha affermato la dott.ssa Cristina Suárez, Medical Oncologist al Vall d´Hebron University Hospital, Barcellona (Spagna), e sperimentatore principale dello studio di Fase 3 CheckMate -9ER. “Le analisi aggiuntive presentate all’ASCO GU suggeriscono che i medici che trattano le persone che convivono con un carcinoma a cellule renali avanzato possono considerare questa associazione fin dalla diagnosi come opzione di prima linea, per migliorare gli outcome dei pazienti e ridurre significativamente il rischio di deterioramento dei punteggi di qualità di vita correlata allo stato di salute”.
“Questi ulteriori dati dello studio CheckMate -9ER offrono una forte evidenza che nivolumab in associazione con cabozantinib può aiutare i pazienti ad ottenere e mantenere il controllo della loro malattia”, ha dichiarato Dana Walker, M.D., M.S.C.E., vice president, development program lead, genitourinary cancers, Bristol Myers Squibb. “Questo regime di trattamento unisce due farmaci già comprovati nel carcinoma a cellule renali avanzato, e noi crediamo che giocherà un ruolo importante accanto ad altre opzioni di trattamento di prima linea. Con le varie associazioni a base di nivolumab, in una vasta gamma di tipologie tumorali, guardiamo avanti per costruire, sulla nostra eredità, il potenziale di trasformazione degli outcome di molti pazienti”.
“Siamo felici di condividere questi risultati positivi all’ASCO GU, ampliando la crescente mole di dati per l’uso di cabozantinib nel setting di prima e seconda linea. Questi dati supportano ulteriormente l’importanza della ricerca sui risultati che interessano direttamente i pazienti”, ha dichiarato il prof. Steven Hildemann, Executive Vice President, Chief Medical Officer, Head of Global Medical Affairs and Patient Safety, Ipsen. “La validazione delle variazioni di tipo II sottomesse all’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) per cabozantinib in associazione con nivolumab lo scorso anno ha portato questo nuovo regime di associazione ancora più vicino alla popolazione di pazienti con tumore del rene avanzato non precedentemente trattato. Malgrado i recenti progressi, questi pazienti ancora necessitano di nuove opzioni terapeutiche che estendano la sopravvivenza e migliorino la qualità di vita”.
Il carcinoma a cellule renali
Il carcinoma a cellule renali (RCC) è il più comune tipo di tumore del rene negli adulti, responsabile ogni anno di oltre 179.000 morti nel mondo. Il carcinoma a cellule renali è circa due volte più comune negli uomini che nelle donne, con i più alti tassi di malattia in Nord America e in Europa.