
Nata con l’obiettivo di informare e sensibilizzare la popolazione su una patologia oculare molto diffusa, ma ancora sottovalutata e poco conosciuta, la campagna ha permesso di eseguire gratuitamente 745 screening nei 15 centri aderenti all’iniziativa, presenti su tutto il territorio nazionale.
Gli esami diagnostici hanno rilevato che l’83% dei pazienti dei centri dell’area della Pianura Padana (Milano, Varese, Torino e Padova), dove l’inquinamento ambientale e l’utilizzo delle tecnologie è più diffuso, presentavano la sindrome dell’occhio secco (nel 29% dei casi in forma moderata), contro il 73% delle persone visitate nelle altre strutture aderenti all’iniziativa (Napoli, Arezzo, Pisa, Bari, Catania, Sassari e Lecce).
Tra le molteplici cause scatenanti (invecchiamento, alterazioni ormonali, malattie sistemiche, fumo, alcool ecc.), rivestono quindi un ruolo importante gli inquinanti atmosferici, che possono attivare segnali pro-infiammatori e influenzare la composizione del film lacrimale. L’Inquinamento spesso supera la soglia massima consentita soprattutto nei grandi centri abitati: nel campione preso in esame, il 33% della popolazione della Pianura Padana vive in città con oltre 500.000 abitanti.
Ma anche lo stile di vita può alterare la funzionalità lacrimale, come soggiornare a lungo in ambienti con l’aria condizionata oppure usare per molte ore il computer, il tablet o il cellulare: di fronte a questi dispositivi tecnologici si tende, infatti, ad ammiccare meno frequentemente, riducendo la produzione del liquido lacrimale. A tale proposito, gli screening hanno evidenziato che l’utilizzo della tecnologia per più di 6 ore al giorno era maggiore tra i pazienti dei centri della Pianura Padana (47%) rispetto al gruppo del centro e sud Italia (33%).