L’approvazione si basa sui benefici significativi di sopravvivenza dello studio di Fase III HIMALAYA
La combinazione immunoterapica di durvalumab e una singola dose di tremelimumab di AstraZeneca è stata approvata nell’Unione Europea (EU) per il trattamento di prima linea dei pazienti adulti con carcinoma epatocellulare (HCC) avanzato o non resecabile.
L’approvazione da parte della Commissione Europea fa seguito al parere positivo di dicembre 2022 del Comitato per i medicinali per uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use) dell’Agenzia Europea del Farmaco e si basa sui risultati positivi dello studio di Fase III HIMALAYA pubblicati nel New England Journal of Medicine Evidence.
“I risultati dello studio HIMALAYA, in cui è stato utilizzato un innovativo approccio di ‘priming immunitario’ con una singola dose di tremelimumab seguita da durvalumab in monoterapia, forniscono un’importante arma aggiuntiva nel trattamento di prima linea del tumore del fegato in fase avanzata – afferma Lorenza Rimassa, Professore Associato di Oncologia Medica presso Humanitas University, IRCCS Humanitas Research Hospital di Rozzano (Milano) -. HIMALAYA ha arruolato più di 1300 pazienti ed è uno dei più ampi studi di fase 3 condotti nell’epatocarcinoma in stadio avanzato, con il follow-up a lungo termine più lungo finora presentato. Il nuovo regime STRIDE, basato sulla combinazione di due farmaci immunoterapici, durvalumab più tremelimumab, ha evidenziato un incremento della sopravvivenza clinicamente e statisticamente significativo rispetto a sorafenib, standard di cura al momento dell’avvio dello studio. Anche il tasso di risposta è risultato superiore con durvalumab più tremelimumab”.
“I pazienti con epatocarcinoma in fase avanzata necessitano di trattamenti ben tollerati che possano prolungare significativamente la sopravvivenza globale – spiega Antonio Gasbarrini, Direttore Medicina Interna e Gastroenterologia e del CEMAD alla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma –. Un dato rilevante in questo studio è la percentuale di pazienti lungo-sopravviventi: a 3 anni il 31% dei pazienti trattati con la combinazione è vivo rispetto al 20% dei pazienti trattati con sorafenib. Oltre al miglioramento dell’efficacia, è importante sottolineare che la combinazione ha salvaguardato la qualità di vita, dimostrando un buon profilo di tollerabilità, molto importante nel trattamento di pazienti con questo tipo di neoplasia che tendono ad essere più fragili e caratterizzati da diverse comorbilità”.
Dave Fredrickson, Vicepresidente Esecutivo Oncology Business Unit, AstraZeneca, dichiara: “I tassi di tumore del fegato in Europa sono in costante aumento in tutti i Paesi. L’approvazione di durvalumab e tremelimumab offre nuovi regimi terapeutici immunoterapici fortemente necessari, che potranno portare benefici alla vita dei pazienti europei con tumore del fegato avanzato”.
Il tumore del fegato
Circa il 75% di tutti i tumori primari del fegato negli adulti è un carcinoma epatocellulare.1 L’80-90% dei pazienti presenta anche cirrosi. Le malattie epatiche croniche sono associate a infiammazione che può causare lo sviluppo di HCC.
Più della metà dei pazienti presenta stadi avanzati di malattia, spesso alla prima manifestazione dei sintomi.5 Vi è un’esigenza critica non soddisfatta per i pazienti con HCC che dispongono di opzioni di trattamento limitate. L’ambiente immunitario unico del tumore del fegato fornisce un chiaro razionale per lo studio di farmaci che sfruttano il potere del sistema immunitario per trattare l’HCC.
Durvalumab
Durvalumab è un anticorpo monoclonale umano diretto contro il PD-L1, che blocca l’interazione di PD-L1 con PD-1 e CD80, contrastando i meccanismi di immuno-evasione messi in atto dal tumore e consentendo la riattivazione del sistema immunitario.
Tremelimumab
Tremelimumab è un anticorpo monoclonale umano che colpisce l’attività della proteina 4 associata ai linfociti T citotossici (CTLA-4). Tremelimumab blocca l’attività di CTLA-4, contribuendo all’attivazione delle cellule T, innescando la risposta immunitaria al cancro e favorendo la morte delle cellule tumorali.