Tasso di sopravvivenza globale a cinque anni del 19,4% e 18,4% con pembrolizumab più chemioterapia negli studi KEYNOTE-189 e KEYNOTE-407
Nel tumore del polmone non a piccole cellule metastatico i regimi a base di pembrolizumab in prima linea hanno mostrato un beneficio di sopravvivenza a cinque anni in quattro studi
La sopravvivenza a lungo termine diventa realtà per i pazienti colpiti da tumore del polmone metastatico, una delle neoplasie più difficili da trattare. Un risultato ottenuto grazie alla combinazione di pembrolizumab, molecola immunoterapica anti PD-1 di MSD, con la chemioterapia, che ha evidenziato, nel trattamento di prima linea del tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) metastatico, un beneficio in sopravvivenza e risposte durature in due analisi esplorative a 5 anni di studi di fase III.
Nei pazienti con NSCLC non squamoso metastatico, i dati dello studio KEYNOTE-189 hanno mostrato che pembrolizumab più pemetrexed e chemioterapia a base di platino (cisplatino o carboplatino) ha raggiunto un tasso di sopravvivenza globale (OS) a cinque anni del 19,4% rispetto al 11,3% con la sola chemioterapia. La combinazione pembrolizumab-pemetrexed-chemioterapia a base di platino ha ridotto il rischio di morte del 40% A cinque anni, pembrolizumab più pemetrexed e cisplatino o carboplatino ha più che raddoppiato la sopravvivenza globale mediana rispetto alla sola chemioterapia (22 mesi rispetto a 10,6 mesi).
Nei pazienti con NSCLC squamoso metastatico, i risultati dello studio KEYNOTE-407 hanno mostrato un tasso di sopravvivenza globale a cinque anni del 18,4% con pembrolizumab più carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel rispetto al 9,7% con la sola chemioterapia. Pembrolizumab più carboplatino-paclitaxel o nab-paclitaxel ha ridotto il rischio di morte del 29% rispetto alla sola chemioterapia. La sopravvivenza globale mediana era di 17,2 mesi nel gruppo con pembrolizumab e chemioterapia rispetto a 11,6 mesi nel gruppo con chemioterapia.
“Prima di questi studi fondamentali, il tumore del polmone aveva un tasso di sopravvivenza a cinque anni del 10%, uno dei più bassi tra tutti i tumori – dichiara Marina C. Garassino, professore di medicina, University of Chicago, Hematology/Oncology, e investigatore principale dello studio KEYNOTE-189 -. Questi risultati mostrano miglioramenti significativi nella sopravvivenza a cinque anni dei pazienti trattati con pembrolizumab più chemioterapia e confermano il ruolo importante di questi regimi a base di pembrolizumab come standard di cura nel tumore del polmone non a piccole cellule metastatico”.
Ogni anno, in Italia, sono stimate circa 41mila nuove diagnosi di tumore del polmone. L’85% dei casi è costituito dalla forma non a piccole cellule, di cui il 25% è ad istologia squamosa.
“Nello studio KEYNOTE-407, che ha riguardato proprio i pazienti a istologia squamosa – afferma Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino e Responsabile Oncologia Polmonare all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano -, pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale a cinque anni, raddoppiandola rispetto alla sola chemioterapia, con un’importante riduzione del rischio di morte. Il trattamento immunochemioterapico si conferma così un caposaldo della terapia di prima linea del carcinoma polmonare”.