È l’unico inibitore di PARP che ha dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale rispetto ai nuovi trattamenti con agenti ormonali nel carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) con mutazione BRCA1/2

L’approvazione della Commissione Europea si basa su una analisi di sottogruppo dello studio di Fase 3 PROfound che ha evidenziato come olaparib abbia dimostrato un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione radiologica (rPFS) e della sopravvivenza globale (OS) rispetto a enzalutamide o abiraterone negli uomini con mutazione BRCA1/2. L’approvazione segue la raccomandazione espressa a settembre 2020 dal Comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA (European Medicines Agency).
Il tumore della prostata è il secondo tipo di tumore più comune negli uomini, con 1,3 milioni di nuove diagnosi stimate nel 2018 a livello mondiale. Circa il 10% degli uomini con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) presenta una mutazione BRCA.
“L’approvazione di olaparib nell’Unione Europea costituisce l’inizio dell’era della precision medicine nel carcinoma prostatico. I pazienti con tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione hanno storicamente una cattiva prognosi; alla luce dei dati che emergono dallo studio PROfound, relativi al vantaggio in sopravvivenza libera da progressione radiologica e in sopravvivenza globale, oggi olaparib rappresenta un’opzione terapeutica target per i pazienti in questa fase di malattia”, ha affermato il Prof. Giuseppe Procopio, coordinatore nazionale dello studio PROfound e responsabile dell’Oncologia Medica Genito Urinaria della Fondazione IRCCS – Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Dave Fredrickson, executive vice president, oncology business unit, AstraZeneca, ha affermato, “Olaparib ha più che triplicato la sopravvivenza libera da progressione radiologica ed è l’unico PARP inibitore che mostra un beneficio di sopravvivenza globale rispetto a enzalutamide o abiraterone negli uomini con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione con mutazione BRCA. Il test della mutazione BRCA nell’Unione Europea dovrebbe diventare uno step fondamentale nella diagnosi e nella decisione del trattamento degli uomini con tumore della prostata avanzato.”
Il dott. Roy Baynes, senior vice president and head of global clinical development, chief medical officer, Merck Research Laboratories, ha dichiarato, “Lo studio PROfound ha mostrato che olaparib ha apportato un beneficio clinico agli uomini affetti da carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione con mutazioni BRCA1/2, offrendo una importante opzione di miglioramento della sopravvivenza globale per questi pazienti nell’Unione Europea. MSD, in collaborazione con AstraZeneca, è impaziente di rendere al più presto disponibile questo trattamento mirato per i pazienti europei.”
Il carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione
Il tumore della prostata è la seconda forma più comune di cancro tra gli uomini con 1,3 milioni di nuovi casi stimati nel 2018 a livello mondiale ed è associato ad un tasso di mortalità significativo. Lo sviluppo del tumore prostatico è spesso guidato da ormoni sessuali, gli androgeni, tra cui il testosterone. Il carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) si manifesta quando il cancro alla prostata cresce e si diffonde alle altre parti del corpo malgrado la somministrazione della terapia di deprivazione androgenica per bloccare l’azione degli ormoni sessuali maschili. Circa il 10-20% degli uomini con tumore della prostata avanzato può sviluppare CRPC entro cinque anni e almeno l’84% di questi può manifestare metastasi al momento della diagnosi di CRPC. Tra gli uomini che non presentano metastasi alla diagnosi di CRPC, il 33% le svilupperà probabilmente entro due anni. Malgrado una maggiore disponibilità di terapie, la sopravvivenza a cinque anni per gli uomini con mCRPC rimane bassa.
Le mutazioni BRCA
BRCA1 e BRCA2 (geni di suscettibilità 1-2 nel tumore del seno) sono geni umani che producono le proteine responsabili della riparazione del DNA danneggiato e svolgono un ruolo importante nel mantenimento della stabilità genetica delle cellule. Quando uno di questi geni è mutato o alterato, al punto che il suo prodotto proteico non viene generato o non funziona correttamente, il danno al DNA potrebbe non essere riparato correttamente e le cellule diventano instabili. Di conseguenza, le cellule hanno maggiore probabilità di sviluppare ulteriori alterazioni genetiche che possono portare al cancro.