Testo dell'articolo pubblicato su Lancet |
L’articolo rappresenta la posizione scientifica di un numero considerevole di ricercatori internazionali che si occupano di HIV pediatrico concordi sulla necessità di cambiare rotta dal punto di vista terapeutico. Negli ultimi anni numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato come la terapia precoce, applicata tra i primi al mondo nell’Ospedale Bambino Gesù, sia un passo fondamentale nel trattamento dell’HIV, ma – da sola – non sufficiente a combattere la malattia. I neonati trattati precocemente stanno bene da un punto di vista clinico, immunologico e virologico. Per questo rappresentano il modello di riferimento per la realizzazione di una piattaforma in grado di prevedere l’efficacia di una nuova strategia terapeutica mirata a rafforzare il sistema immunitario dell’individuo e permettere in modo definitivo il controllo della replicazione da HIV, in assenza di terapia antiretrovirale.
La piattaforma permetterà infatti ai Pediatri ricercatori che si occupano di HIV di avere a disposizione un modello di efficacia per capire se una terapia avrà successo o meno. Il modello di partenza sarà il bambino contagiato dalla mamma alla nascita e trattato nelle prime settimane di vita. Questo costituisce la tipologia di paziente che potenzialmente controllerebbe meglio il virus dell’HIV in caso di sospensione temporanea della terapia. Il modello renderà possibile testare i nuovi trattamenti che mirano ad arrivare alla sospensione della terapia, con tutti i vantaggi che ne conseguono: meno effetti collaterali e un rischio minore di incorrere nel fallimento terapeutico. Una volta messo a punto il modello predittivo, verranno preparati i siti dove verranno effettuate le sperimentazioni cliniche: Sud Africa, Tailandia ed Europa.
«L’articolo sottolinea come sia necessario affiancare la terapia precoce con altre forme di trattamenti, tra cui il vaccino terapeutico pediatrico da noi messo a punto – spiega il professor Paolo Rossi, coordinatore di EPIICAL e il dr. Paolo Palma Pediatra Ricercatore dell’Ospedale Bambino Gesù– Fino a poco tempo fa in molti ritenevano che la terapia precoce da sola avrebbe potuto eradicare l’infezione. Nell’articolo si evidenzia come questo non sia accaduto e come sia quindi necessario supportare la terapia antiretrovirale precoce con altre forme di trattamenti».
«La creazione di un consorzio internazionale di questo livello rappresenta la prima occasione al mondo per esplorare nuove strategie immunoterapeutiche alternative alla già consolidata terapia antiretrovirale - aggiunge il dottor Paola Palma, pediatra ricercatore del bambino Gesù - utilizzando in modo coordinato nuove tecnologie e coorti uniche di bambini infetti trattati precocemente».
Fonte: Ufficio Stampa Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma