Per approfondimenti: Video "Verso la Mappatura del Proteoma"
Da qui anche evidente il legame con l’Expo 2015: la Proteomica apre scenari di rilevanza fondamentale per le Scienze della Nutrizione: il cibo che ingeriamo si trasforma anche nelle Proteine che costituiscono il nostro corpo, in una complessa relazione diretta. Lo studio del proteoma degli alimenti ci da la consapevolezza che l’alimento una volta ingerito può trasformarsi ad opera dell’organismo attraverso le modifiche anche delle sue proteine.. Per questo filoni importanti della Proteomica si concentrano sullo studio delle proteine del latte e del latte materno da un lato, e sul microbioma – ovvero la flora batterica degli alimenti- da un’altra, settore di ricerca questo strettamente collegato al tema della sicurezza e della qualità degli alimenti.
Lo studio delle proteine all’interno dell’HPP è rivolto infatti sia agli organismi umani (il c-HPP, la ricerca concentrata sui cromosomi) che a quelli non umani (la B/D-HPP, la ricerca incentrata sugli aspetti funzionali e le relazioni con l’ambiente). Questa ricerca simultanea e coordinata nel settore della Proteomica sta contribuendo allo sviluppo di applicazioni clinico-assistenziali che hanno rivoluzionato la diagnostica molecolare in particolare nel settore della microbiologia clinica.
“Oggi – spiega il Presidente dell’ItPA Andrea Urbani, Presidente Società Italiana Proteomica ItPA, Presidente Società Europea Proteomica EuPA - l’implementazione assistenziale di queste tecnologie si ritiene possa ridurre i tempi di ricovero ospedaliero di 2,6 giorni con una consistente riduzione dei costi per le strutture sanitarie che hanno implementato questa tecnologia.
Negli Stati Uniti si è valutato un risparmio di circa 19'000 $ per paziente. Queste nuove tecnologie hanno visto il coinvolgimento anche di ricercatori Italiani ed hanno dimostrato quali importanti ricadute i questa nuova scienza possa fornire in campo biomedico impiegando giovani ricercatori.”
La Comunità scientifica italiana svolge un ruolo di eccellenza in questa ricerca: è in Italia che viene coniata la definizione nel 1994 di Proteoma – proteine espresse da un genoma – e oggi i ricercatori italiani coordinano un’equipe internazionale impegnata nella annotazione del Proteoma dei Mitocondri, la centrale energetica della cellula.
I Mitocondri trasportano il materiale genetico ereditato per via materna, il cosiddetto Genoma Mitocondriale (mtDNA), che può essere definito come il 25esimo cromosoma umano. E’ stato dimostrato che le mutazioni del DNA del mitocondrio sono associate a dozzine di disordini per cui ancora non è stata trovata una causa e che quindi le informazioni contenute in esso devono essere considerate come di maggiore rilevanza per la comprensione di molte malattie dell’uomo.
Così dopo il Workshop all’Expo, la Società Italiana Proteomica darà il via al IX Convegno Annuale dell’EuPA – European Proteomics Association: dal 23 al 28 giugno un team di ricercatori internazionali presenterà i risultati del proprio lavoro focalizzandosi sul confronto tra le investigazioni proteomiche cliniche e gli studi di proteomica non umana, con l’obiettivo di portare a nuove applicazioni e a miglioramenti nella diagnostica clinica.
La comunità scientifica italiana è anche molto attiva nel campo di ricerca che vede la Proteomica collegata allo studio degli alimenti e la nutrizione , ricerca che ha implicazioni fondamentali non solo nello studio dello sviluppo dell’organismo umano.
“La Proteomica può veramente fare la differenza anche nella tutela della qualità e della sicurezza degli alimenti. – spiega Paola Roncada, Chair del Congresso EuPA e Responsabile del Laboratorio di Proteomica dell’Istituto Spallanzani di Milano - Porterò degli esempi concreti: lo studio di marcatori proteici di benessere, e di infezione subclinica degli animali da reddito ci permette di valutare il loro stato di di salute che si ripercuote inevitabilmente sulle loro carni e sul latte, e le relative conseguenze sull’organismo umano; lo studio dell’antibiotico resistenza sui mcirorganismi circolanti nell’animale e nell’uomo, i meccanismi di formazione di biofilm, aiutano a contrastare le malattie a trasmissione alimentare; lo studio del microbioma- cioè la flora batterica degli alimenti,ci dimostra che gli alimenti sono vivi e che i microrganismi benefici e simbionti, come i batteri lattici, possono competere e contrastare i potenziali patogeni. La distruzione del microbiota tipico dell’alimento, con trattamenti troppo spinti, può non solo alternarne il gusto, ma renderlo suscettibile maggiormente alla contaminazione da patogeni.
La Proteomica ha aiutato a comprendere come le caratteristiche di un alimento dipendano non solo dai suoi elementi, ma anche da quei microorganismi che lo compongono e che sono tipici dell’ambiente in cui viene prodotto,.
Con un pensiero all’Expo, e alla nostra biodiversità alimentare e culturale, basta immaginare che un formaggio della stessa tipologia prodotto in località diverse avrà caratteristiche peculiari e mai identiche, a seconda della nicchia in cui è stato stagionato e dai microrganismi che da essa vi si sono trasferiti.
Per questo il sapore dipende anche dal Proteoma.
Fonte: Ufficio Stampa Fusion Communications