L’urodinamica, il trattamento dell’incontinenza maschile, le problematiche ostetriche come il danno da parto, le disfunzioni pelviche e sessuali, il rapporto tra chirurgia e riabilitazione sono i temi caldi affrontati a Bari, al 39° Congresso della SIUD – Società Italiana di Urodinamica - dove si confronteranno medici italiani e stranieri, ma anche fisioterapisti, infermieri, ostetriche perché in parallelo si terrà anche il 13° Congresso FIO che riunirà tutte queste figure professionali.
A Bari si terrà anche una interessante tavola rotonda in collaborazione con l’International Continence Society la più prestigiosa società scientifica che a livello internazionale si occupa di migliorare la qualità della vita delle persone con disturbi alle vie urinarie, intestinali e del pavimento pelvico per far progredire la scienza di base e clinica attraverso l'educazione, la ricerca, e l’advocacy.
Un ulteriore strumento in ambito di valutazione dei disturbi che possono essere causati dalle disfunzioni del pavimento pelvico è ePAQ, un questionario sintomatologico e di qualità di vita multidimensionale (urinario, intestinale, vaginale, sessuale) in lingua italiana realizzato grazie a una partnership tra SIUD e EPAQ Systems Limited.
In Gran Bretagna il progetto è già attivo e ha portato risultati apprezzabili. “Siamo soddisfatti dell’introduzione di ePAQ anche in Italia. Attualmente tale questionario è attivo in via sperimentale e dimostrativa in 7 Centri. Ci auguriamo che molte altri Centri si rendano disponibili ad adottare questo strumento.” – dichiara Marco Soligo, Responsabile del progetto e Segretario SIUD.
Luigi, 23 anni, ha un problema di vescica neurologica dopo un incidente di moto; Roberta, 32 anni, soffre di cistiti ricorrenti; Lucia, 45 anni, deve fare pipì sempre più spesso e con tale urgenza da avere difficoltà a trattenerla; Roberto, 63 anni, deve essere operato alla prostata; Mario, 72 anni, si alza continuamente la notte per urinare.
Che cosa hanno in comune queste persone?
Sono tutte affette da disturbi funzionali del basso apparato urinario. Sintomi molto comuni, soprattutto con l’avanzare dell’età. Il loro impatto sulla qualità di vita è devastante. C’è chi conosce tutte le toilette pubbliche del suo quartiere, chi non esce di casa, chi deve indossare un assorbente urinario e, nei casi più gravi, chi è costretto all’utilizzo del catetere, un tubicino che consente la fuoriuscita delle urine dalla vescica.
L’incontinenza: è ancora un tabù
Perdita di urina? Il primo passo è parlarne con il medico. Ancora oggi il problema viene vissuto “in silenzio” soprattutto dalle donne. Questo atteggiamento aumenta la percezione di umiliazione personale e di rassegnazione che spesso ingabbia chi ne soffre.
“ Quando si va troppo spesso a urinare o si perde urina con sensazione di urgenza o dopo un colpo di tosse sono il primo campanello di allarme. La diagnosi ed il trattamento precoce, dalla riabilitazione ai farmaci, dalla tossina botulinica al pace-maker vescicale o alla chirurgia, consentono la risoluzione del problema” dichiara il Prof. Giulio Del Popolo, Direttore della Neuro-Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi e Presidente della SIUD - Società Italiana di Urodinamica.
“La cosa che colpisce di più è la disinformazione. Molti pazienti non si recano dal medico. Eppure potrebbero essere curati efficacemente!” dichiara il Prof. Enrico Finazzi Agrò, Professore Associato di Urologia presso l’Università di Roma Tor Vergata, responsabile della UOSD Urologia Funzionale del Policlinico Tor Vergata e Vice presidente della SIUD - Società Italiana di Urodinamica.
Esistono farmaci, ma anche terapie di tipo riabilitativo, una sorta di ginnastica che può migliorare i disturbi riferiti dai pazienti. Solo nei casi più difficili ed ostinati si ricorre alla chirurgia, quasi sempre mini invasiva. “La chirurgia con il laser per la prostata, gli interventi con degenza di una notte per l’incontinenza urinaria maschile e femminile e l’utilizzo della tossina botulinica per la vescica neurologica sono alcuni esempi di terapie chirurgiche mini-invasive”- spiega Finazzi Agrò.
Prima di tutto una corretta diagnosi. E’ la prova regina: l’ esame urodinamico. Il test per eccellenza. Un esame in grado di capire quali siano le disfunzioni presenti nel singolo individuo. Il Prof. Finazzi Agrò conferma che “l’esame urodinamico è un test poco invasivo: permette una diagnosi accurata ed aiuta il medico a inquadrare il problema, basandosi su dati oggettivi. Aiuta a scegliere la terapia più corretta”.
Estate: l’incontinenza non va in vacanza. Come affrontare serenamente il caldo e un viaggio
Siamo in estate, il caldo e i viaggi per le vacanze iniziano a diventare un vero incubo per quei cinque milioni di italiani – di cui il 60% donne – che soffrono di problemi di incontinenza. Con piccoli accorgimenti e suggerimenti pratici è possibile superare il disagio, migliorare la qualità di vita e affrontare l’estate più tranquilli.
Bere SI’. Un litro e mezzo, anche due, di acqua al giorno. Distribuite in piccole dosi nell’arco della giornata e soprattutto a temperatura ambiente. Così facendo si sottopone la vescica a un minor stress.
NO ad alcol, thè e caffè perché contribuiscono alla iperattività vescicale.
L’alimentazione.
Sì a vitamine C come arance, kiwi e ananas perché acidifica le urine rendendo l’ambiente sfavorevole ai batteri di creare eventuali infezioni.
Sì ai fermenti lattici contenuti nello yogurt e ai cereali per regolarizzare l’intestino
Sì al mirtillo rosso per ostacolare l’aggressione batterica
E per i viaggi?
Come gestire l’incontinenza lontano da casa. Accorgimenti pratici e soprattutto scelta degli ausili.
Il trucco è utilizzare degli ausili assorbenti specifici oppure indirizzarsi verso altri presidi, soprattutto nel caso in cui l’incontinenza sia di notevole entità.
Per l’uomo: In caso di urgenza o di un’aumentata frequenza ad avere lo stimolo l’ausilio più usato è l’urocondom, una sorta di preservativo autocollante che viene raccordato a un sacchetto cosciale di raccolta per l’urina.
Per le donne nel caso dell’incontinenza lieve, è sufficiente utilizzare un ausilio molto più assorbente di quello usato normalmente, in grado di sostenere lo svuotamento dell’intera vescica, come ad esempio le mutande assorbenti elasticizzate tipo pull-up.
Per chi pratica l’autocateterismo prima di partire assicurarsi di avere una buona scorta di cateteri. Non scordarsi tubo di prolunga – nel caso ce ne fosse bisogno, lubrificante, salviette antisettiche e gel igienizzante per la mani. Il tutto va messo nel bagaglio a mano (in caso di viaggi aerei).
Al fine di un controllo doganale ricordarsi di portare con sé un documento, rilasciato dal medico curante, in cui si dichiari che i cateteri occorrono per ragioni mediche e sono per uso personale. Portare con sé anche una copia della prescrizione medica.
Assorbenti come sceglierli: In commercio esistono dei pannolini specifici in grado di offrire una grande assorbenza (anche degli odori eventuali) ed una vestibilità (anatomicità) spesso equivalente a quella degli assorbenti per il ciclo mestruale (dipende dall’incontinenza, se di tipo lieve o se abbondante). Esistono tipi di assorbenti in materiale biocompatibile, ipoallergenico e molto spesso in fibra naturale e con sostanze traspiranti che permettono un totale assorbimento, lasciando asciutto lo strato di tessuto a contatto con le mucose, per ridurre il rischio di infezioni, arrossamenti e lacerazioni.
Gli accorgimenti: prima di mettersi in macchina, treno o aereo svuotare la vescica. In treno, aereo o pullman sedersi sempre sul lato del corridoio e possibilmente scegliere i posti vicino ai bagni.
Per chi sceglie di alloggiare in albergo o da un amico per non imbrattare le lenzuola è possibile acquistare anche biancheria da letto idrorepellente.
Igiene: soprattutto con l’estate lavarsi più frequentemente per ridurre la presenza di batteri, causa di un aggravamento dell’incontinenza. Utilizzare, in viaggio, le salviette intime antisettiche.
La riabilitazione è di grande aiuto. Effettuare una corretta rieducazione permette alle persone con incontinenza da sforzo e/o da urgenza di gestire le situazioni ‘scomode’, quelle che potrebbero creare imbarazzo e difficoltà. Nell’incontinenza da sforzo è essenziale conoscere il proprio pavimento pelvico per capire quando è il caso di contrarre i muscoli per gestire, durante gli sforzi, l’aumento della pressione all’interno dell’addome che può provocare le perdite d’urina. Durante il cammino può essere utile rallentare o fermarsi un attimo per riuscire a contrarre più efficacemente i muscoli del pavimento pelvico.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO
Che cosa è l’incontinenza: è una perdita involontaria di urina. Può essere caratterizzata da lievi e rare perdite di urina o da frequenti episodi di perdite abbondanti. Non sempre la gravità delle perdite è proporzionale al fastidio avvertito dal(la) paziente. Può essere secondaria a un deficit dello sfintere uretrale o del supporto muscolare e fasciale del pavimento pelvico o a patologia vescicale.
Condiziona la qualità di vita: la paura di non riuscire a controllare la vescica condiziona ogni aspetto della vita quotidiana e i rapporti personali. Per questo può essere considerata una condizione invalidante. Chi ne soffre vive in un perenne stato di tensione e di vergogna. Persino parlarne con il medico imbarazza. La persona colpita evita l’intimità sessuale, limita gli spostamenti, non può fare programmi a lunga scadenza. Parlarne è il primo passo per combatterla: bisogna fare un piccolo sforzo e affrontarla insieme a chi può valutare la situazione e indicare la soluzione migliore. Medici specialisti (urologi, ginecologi, fisiatri, neurologi) o non specialisti e altre figure professionali (infermieri, ostetriche, fisioterapisti) sono a disposizione: tutte queste figure partecipano alle attività della Società Italiana di Urodinamica (SIUD).
I due tipi di incontinenza più comuni sono da sforzo e da urgenza. Esiste poi anche una forma mista che presenta caratteristiche di entrambi i tipi.
L’incontinenza urinaria da sforzo è caratterizzata da fuoriuscite involontarie in seguito a incremento della pressione addominale legato a sforzi fisici, starnuti, colpi di tosse, risate, allenamento fisico o sollevamento di un peso. L’incontinenza da sforzo è legata a un deficit dello sfintere uretrale o del supporto muscolare e fasciale del pavimento pelvico. Le perdite in questo caso non sono tipicamente precedute dalla sensazione di urinare e variano, a seconda dei casi, da poche gocce a un flusso più significativo.
Si parla invece di incontinenza da urgenza quando la perdita involontaria di urina è simultanea o preceduta da uno stimolo urgente. È di solito legata ad una iperattività del muscolo liscio vescicale chiamato detrusore, per cui quest’ultimo di contrae in modo involontario.
Le possibili cause dell’incontinenza sono varie ed è opportuno chiedere consiglio a un professionista per individuarle con precisione.
CAUSE
Nell’uomo l’incontinenza da sforzo è spesso secondaria a chirurgia sulla prostata (soprattutto chirurgia radicale per tumore). Nella donna, contribuiscono alla genesi dell’incontinenza danni che possono verificarsi durante la gravidanza e soprattutto il parto. Spesso però l’incontinenza compare con la menopausa. In menopausa infatti il calo degli estrogeni mette in evidenza un danno che si è verificato in precedenza.
Anche l’obesità (soprattutto nelle donne) e la scarsa attività fisica contribuiscono al problema: i muscoli del pavimento pelvico devono supportare l'eccesso di peso addominale. La perdita di peso a volte può migliorare l'incontinenza, senza altro trattamento.
Attenzione allo stile di vita: alcol e caffeina, in quantità eccessive, possono causare una perdita del controllo della vescica. Il fumo di per sé non fa male a chi ha problemi di continenza ma può provocare quel colpo di tosse che esercita pressione sulla vescica.
L'iperplasia prostatica benigna (ingrossamento della ghiandola prostatica) è la causa più comune di sintomi del basso apparato urinario negli uomini dopo i 40 anni. Raramente, si potrà verificare un’incontinenza da urgenza.
Effetti secondari di alcuni farmaci: antidepressivi, lassativi, diuretici e sedativi possono contribuire ad una riduzione della continenza.
L’invecchiamento provoca un generale indebolimento dei muscoli dello sfintere uretrale e una diminuzione della capacità della vescica.
Malattie neurologiche come la sclerosi multipla, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, l’ictus e le lesioni del midollo spinale possono interferire con la funzione della vescica.
DIAGNOSI
La diagnosi può essere basata su poche valutazioni semplici da far fare a tutti i pazienti (primo livello) o su esami complessi e ultraspecialistici da eseguire in casi selezionati (secondo livello). Fanno parte degli esami del primo livello (oltre all’anamnesi ed all’esame obiettivo) un esame delle urine, il diario minzionale (in cui il paziente dovrà annotare, per alcuni giorni, l’ora di ogni minzione e la quantità di urina emessa o le perdite), il Pad test (test del pannolino), in cui il pannolino viene pesato prima e dopo una serie di esercizi per quantificare le perdite di urine, i questionari sintomatologici.
Gli esami di secondo livello comprendono tecniche di imaging e valutazioni urodinamiche che possono chiarire il quadro disfunzionale del paziente.
TERAPIE
L'incontinenza urinaria può essere oggi trattata con successo, spesso attraverso la combinazione di più approcci. La terapia riabilitativa, quella farmacologica e quella chirurgica possono essere utilizzate (in sequenza o anche simultaneamente) per trattare le diverse forme di incontinenza.
Terapie di tipo riabilitativo. Si tratta di esercizi che tendono al rinforzo e al migliore utilizzo dei muscoli del pavimento pelvico. È considerata la prima forma di terapia in tutti i tipi di incontinenza urinaria.
Terapia farmacologica. Può utilizzare farmaci che bloccano l’iperattività detrusoriale (antimuscarinici, beta3-agonisti), che rinforzano l’azione sfinterica (Duloxetina) o terapie ormonali, di solito topiche. La tossina botulinica può essere utilizzata, con somministrazione diretta nella parete vescicale, in casi di iperattività detrusoriale resistenti alle terapie di primo livello. Altri farmaci, come i glicosaminoglicani (acido ialuronico, condroitinfosfato) possono essere somministrati per infusione endovescicale per ridurre stati di irritazione della parete vescicale.
La terapia chirurgica. Lo scopo è quello di ripristinare un supporto per la vescica e l'uretra. Si utilizzano sempre più tecniche mini-invasive. In alcuni casi (nella donna) c’è necessità di correggere anche un associato prolasso degli organi pelvici.
AUSILI
I più comunemente usati sono i gli assorbenti per incontinenti. Sono disponibili in una gamma completa di misure e livelli di assorbenza e sono pensati anche per eliminare gli odori sgradevoli.
Il catetere di solito viene inserito un catetere vescicale con sacca di raccolta da gamba soprattutto dopo un intervento chirurgico. Dovrebbe rappresentare una misura temporanea.
Il Servizio Sanitario Nazionale, in Italia, fornisce gratuitamente cateteri e pannolini ma non i farmaci che possono curare le diverse condizioni disfunzionali.
Fonte: Ufficio Stampa SIUD