La nuova tecnologia è stata utilizzata su pazienti, con un’età media di 52 anni, affette da patologia annessiale benigna o borderline o da tumore uterino benigno o maligno in stadio iniziale.
Proprio il professor Giovanni Scambia, Direttore del Dipartimento per la tutela della salute della donna e de bambino del Policlinico Gemelli e presidente del Congresso SEGI, ha portato la sua testimonianza circa l’utilizzo, per primo al mondo, di TELELAP ALF-X in sala operatoria: “Abbiamo eseguito con TELELAP ALF-X un numero considerevole di interventi, tutti i giorni in una sala operatoria, riscontrando notevoli vantaggi sia dal punto di vista clinico che scientifico. TELELAP ALF-X supera i limiti di altre strumentazioni robotiche: offre sensibilità tattile, ha una visione tridimensionale con sistema innovativo di puntamento oculare che consente all’operatore di seguire i movimenti con la testa e permette di interagire con la sala operatoria. Anche i costi di utilizzo sono molto competitivi perché abbrevia i tempi degli interventi e offre la possibilità di sterilizzare e riutilizzare la strumentazione chirurgica”.
Interessanti anche i dati clinici derivanti dall’impiego di TELELAP ALF-X: dopo uno o due giorni di ospedalizzazione le pazienti sono state dimesse e nel 92,5% l’operazione è stata portata a termine con successo, senza richiedere alcuna conversione ad altra procedura chirurgica. Al termine dell’intervento, tutte le pazienti hanno mostrato soddisfazione e il dolore post-operatorio è stato rapidamente controllato. Anche i tassi di infezione nell’immediato post-operatorio e le perdite ematiche stimate sono risultati sovrapponibili con quelli registrati con la laparoscopia tradizionale.
“TELELAP ALF-X – conclude il prof. Scambia – ci consente di effettuare interventi complessi con tecnologia avanzata e abbiamo riscontrato che dolore post operatorio, degenza e ripresa, coincidono o sono poco superiori a quelli dopo intervento in laparoscopia. Ultimo interessante elemento riguarda le dimensioni delle incisioni necessarie (5mm), assimilabili più alla chirurgia laparoscopia che a quella robotica a oggi diffusa (8mm), con la conseguente riduzione di sanguinamenti, cicatrici e rischio di infezioni”.
Fonte: Ufficio Stampa Policlinico Agostino Gemelli, Roma